Le api in Italia valgono 1,6 miliardi di euro e ogni singolo alveare ne vale 1240. Secondo l’Unep, il programma Onu per l’ambiente, l’84 per cento delle principali colture europee dipende dall’impollinazione degli insetti. Inoltre, negli ultimi 20 anni è scomparso il 60% delle farfalle mentre un quarto degli insetti è a rischio estinzione.
E’ questa la sintesi del convegno “Non solo pollinosi. Pollini e alimenti: la sindrome orale allergica” tenutosi a Como e organizzato, in occasione della VII Giornata Nazionale del Polline, dall’Associazione Italiana di Aerobiologia (AIA).
Durante il convegno si è parlato di SOA, la Sindrome Orale Allergica, che è la reattività incrociata a alimenti e pollini di cui soffrono fra il 47 e il 70% degli allergici ai pollini. In Italia si riscontra raramente nei bambini, la prevalenza aumenta con l’età diventando la manifestazione più comune dell’allergia alimentare negli adolescenti e negli adulti. E’ il Nord a soffrirne più del resto del Paese.
Il monitoraggio dei pollini, spore fungine e allergeni aerodispersi, che vede l’impegno costante di AIA, ISPRA, Agenzie Ambientali, ASL, Università, Ospedali e fondazioni IRCCS, oltre a studiare un importante parametro di qualità dell’aria (spesso in azione sinergica con gli inquinanti chimici e fisici) e di valutazione dello stato dell’ambiente, consente alla Medicina Generale e agli specialisti di migliorare le prestazioni diagnostiche e terapeutiche non solo per la pollinosi (rinite, asma) ma anche per la Sindrome Orale Allergica (SOA).
Uno dei modi per studiare i pollini è la melissopalinologia che si occupa dello studio dei pollini che si trovano nel miele: riconoscendo questi pollini si può risalire al tipo di miele ed è così possibile individuare eventuali sofisticazioni del prodotto.
Api, inquinamento ambientale e sicurezza alimentare
Quanto valgono le api in Italia? Secondo una valutazione l’attività solo nel comparto agricolo vale 1.600 milioni di euro, un singolo alveare val 1240 euro. Secondo l’Unep, il programma Onu per l’ambiente, l’84 per cento delle principali colture europee dipende dall’impollinazione degli insetti
Le api possono essere utili anche per monitorare la qualità dell’ambiente: attraverso fenomeni di bio-accumulo, scomparsa e mortalità. Nel corpo delle api, se pur in concentrazioni che non fanno temere per la salute umana, sono spesso rinvenuti contaminanti ambientali quali metalli pesanti (Piombo, Cadmio, Cromo, Mercurio, Nichel, Rame e Zinco), radionuclidi gamma emittenti, microinquinanti organici (diossine, furani), idrocarburi policiclici aromatici (IPA), policlorobifenili (PCB), pesticidi (insetticidi, fungicidi, erbicidi e battericidi), microrganismi patogeni (batteri, funghi e virus).
Farfalle: il 60% è scomparso negli ultimi 40 anni
L’Agenzia ambientale europea riferisce che, negli ultimi 20 anni, è scomparso il 60% delle farfalle mentre un quarto degli insetti è a rischio estinzione. La Commissione Europea ha così proposto al Comitato permanente Ue per la catena alimentare, di sospendere l’uso dei neonicotinoidi (clothianidin, imidacloprid e thiametoxam) come concianti e granulari su mais, colza, girasole e cotone, per due anni a partire dal 2013. L’utilizzo di queste sostanze è però consentito per le altre colture, per cui si teme la persistenza nel terreno di queste molecole. Si spiegherebbero così la moria delle api e i pericoli per un settore economico importate, quello dell’apicoltura, che in Italia vanta un patrimonio di 1.150.000 alveari (di cui il 10% allevati con metodo biologico) che rendono il nostro uno dei Paesi più importanti per la produzione di miele.
Ho capito grazie a Focus perché le mia allergia da polline negli ultimi anni dura sempre di più.Ho letto in un articolo della rivista che l’effetto serra allunga i tempi di fioritura e di conseguenza le sostanze allergeniche tanto care a noi allergici si diffondono nell’aria tre mesi in più di quanto dovrebbero. Sono rovinato!!