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Le nuove linee guida della UE per salvare le api

La sopravvivenza e lo sviluppo delle colonie, la salute delle larve e l’abilità alla riproduzione sono i parametri per quantificare il livello massimo accettabile di danno

Scritto da Micaela Conterio il 01.08.2013

Fortemente volute dalla Commissione Europea, le nuove linee guida per valutare i potenziali rischi per le api da miele, i bombi e le api solitarie derivanti dall’uso di pesticidi, sono state elaborate nei giorni scorsi dall’EFSA, European Food Safety Authority, l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare. 

Ma perché è nata quest’esigenza? Perché inizialmente nei modelli di valutazione non rientravano i rischi derivanti dall’esposizione cronica  ai pesticidi, né quelli potenziali per le larve, né i modelli specifici per i bombi e le api solitarie. Tra l’altre cose queste linee guida suggeriscono anche un nuovo approccio per la valutazione dell’accettabilità del danno causato dall’uso di un prodotto fitosanitario. 

ape

Si passa da un primo modello di valutazione più semplice ad uno più complesso, che utilizza studi di campo e semi-campo, quelli cioè condotti all’esterno di un laboratorio utilizzando ambienti circoscritti come gabbie o tunnel, con vie di esposizione ai pesticidi derivanti esclusivamente da depositi spray o particelle di polvere, consumo di polline, consumo di nettare, consumo di acqua (liquido di guttazione, acque di superficie e pozzanghere) e l’esposizione ai metaboliti dei pesticidi nel polline e nel nettare.

La sopravvivenza e sviluppo delle colonie, la salute delle larve, il comportamento delle api, l’abbondanza di api e l’abilità alla riproduzione costituiscono i parametri con i quali  quantificare il livello massimo accettabile di danno, che viene definito tramite obiettivi di protezione specifici (Specific Protection Goal, SPG). Le caratteristiche da proteggere, quindi, secondo gli esperti dell’EFSA, sono legate alla forza della colonia, al numero, cioè, di individui in un alveare, che per le api mellifere non può subire una riduzione delle dimensioni superiore al 7% in seguito all’esposizione ai pesticidi.  

Tutto questo si è reso necessario a causa della moria di api verificatasi negli ultimi 10-15 anni, in alcune parti del mondo (fra cui Francia, Belgio, Svizzera, Germania, Regno Unito, Paesi Bassi, Italia e Spagna, America del Nord) dovuta a diversi fattori, quali malattie, parassiti – l’acaro varroa (Varroa destructor), la vespa asiatica (Vespa velutina), il piccolo scarabeo dell’alveare (Aethina tumida) e l’acaro Tropilaelaps) – impiego di pesticidi, cambiamento climatico  – frammentazione e perdita dell’habitat – e fattori ambientali, inclusi i possibili effetti degli organismi geneticamente modificati. Da cui il termine sindrome dello spopolamento degli alveari (Colony Collapse Disorder) o CCD per indicare il fenomeno della rapida perdita della popolazione di api operaie adulte da una colonia.

Qualunque sia la causa sta di fatto che questa significativa riduzione suscita apprensione per il ruolo ricoperto dalle api sia per l’ambiente, svolgendo l’essenziale ruolo dell’impollinazione per numerose colture e piante selvatiche, sia per l’uomo grazie alla produzione di miele e di altri prodotti per alimenti e mangimi (polline, cera per la lavorazione degli alimenti, propoli nella tecnologia alimentare e pappa reale come integratore dietetico e ingrediente alimentare). Ma non solo. In base alle stime della FAO sono ben 71 le colture impollinate dalle api delle 100 specie che forniscono il 90% di prodotti alimentari in tutto il mondo. Anche tralasciando l’aspetto ambientale dell’impollinazione che in tal modo favorisce la conservazione della biodiversità, il suo valore monetario annuo globale è stato stimato in centinaia di miliardi di euro. A testimonianza della crescente preoccupazione suscitata dal fenomeno, a maggio dello scorso anno, la Commissione europea ha stanziato 3,3 milioni di euro per il sostegno di studi di sorveglianza effettuati da 17 Stati membri per raccogliere ulteriori informazioni sulle perdite di colonie di api da miele. 

Il lavoro fin qui attuato include anche un modello di valutazione per il rischio derivante dall’esposizione a dosi sub letali di pesticidi, ma ancora non è definitivo a causa delle differenze riscontrate fra i risultati dei test di laboratorio e ciò che realmente accade in una colonia. 

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