Si praticano troppi parti cesarei in Italia secondo le statistiche del ministero della salute, che ha deciso di avviare un’indagine sui costi di quella che sembra una vera truffa ai danni del servizio sanitario nazionale.
Lo ha annunciato il Ministero della Salute, che vuole indagare perché ben 29% dei parti è un cesareo in Italia.
Dopo i risultati di un esame a campione di circa tremila cartelle cliniche, è risultato che il 43% dei parti è ingiustificato, e questo prefigura un’aggravamento di spesa di circa 80 milioni di euro l’anno per il Ssn.
In Italia ogni anno nasce circa mezzo milione di bambini e quasi un bambino su 3 col parto cesareo, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità fissa il numero al 15%, la metà.
E il ministero lancia strali contro i “dati molto preoccupanti”. Secondo Balduzzi “ci vuole un intervento ulteriore. E’ un forte campanello d’allarme perché i dati ci dicono che ci sono comportamenti opportunistici sui quali bisogna intervenire”.
Verificando a campione 3.273 cartelle cliniche di 78 strutture pubbliche e private, il Ministero ha scoperto strane diagnosi, come la frequentissima “posizione anomala del feto”, caso fortemente associato al cesareo, arrivando in certi casi anche al 50% dei casi, cosa assolutamente al di sopra della media italiana del 9%.
Nel nostro Paese si fanno troppi tagli cesarei, siamo i primi in Europa e verifiche a campione negli ospedali e nelle cliniche private dovranno ora capire l’utilizzo inappropriato del cesareo.
Nel 1980 i parti cesarei erano l’11% del totale, per lievitare nel 1990 al 28% per arrivare al 38,2%.
L’Organizzazione mondiale della Sanità consiglia di stare in una forchetta tra il 15 e il 18%, quindi molto al di sotto del livello italiano. Ma se si vanno a vedere i dati regione per regione, si scopre che lo scompenso è enorme in alcune regioni, mentre il fenomeno è meno accentuato in altre. Si passa infatti da oltre il 60% della Campania al 52% della Sicilia fino al 26% della Toscana e al 24% del Friuli Venezia Giulia.