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Dormire bene rafforza i ricordi del sistema immunitario

Scritto da Leonardo Debbia il 02.11.2015

Più di un secolo fa, gli scienziati hanno dimostrato che il sonno favorisce il mantenimento di ricordi di eventi e persone.

Studi successivi hanno dimostrato che il sonno ad onde lente, definito comunemente ‘sonno profondo’, è importante per la trasformazione dei ricordi recenti in ricordi stabili a lungo termine.

Ma cos’è esattamente il ‘sonno profondo’? Descriviamolo brevemente.

Un ciclo del sonno dura circa 90 minuti e si ripete più volte in una nottata. Questo ciclo viene suddiviso in tre fasi: la fase REM (Rapid Eyes Movement), la fase intermedia tra veglia e sonno; il sonno leggero, durante la quale i muscoli si rilassano; il sonno profondo, che ha una durata di 20-30 minuti, durante il quale alcuni organi riducono la loro funzione, mentre alcune ghiandole si fermano e altre si attivano.

Secondo uno studio dello scorso anno dell’Harvard School of Medicine and Biomedical Sciences, il sonno profondo avviene in una regione chiamata zona parafacciale, nel tronco cerebrale. Per raggiungere il sonno profondo è importante la buona funzionalità del circuito nel tronco encefalico che presiede a questa fase di riposo.

Il tronco encefalico è la parte primordiale del cervello che regola funzioni necessarie per la sopravvivenza, quali la respirazione, la pressione sanguigna, il ritmo cardiaco e la temperatura corporea.

Ora, in un articolo su Trends in Neurosciences, Jan Born, neuroscienziato dell’Università di Tubinga, Germania, sostiene che il sonno profondo può, tra le funzioni suaccennate, anche influenzare e rafforzare i ricordi del sistema immunitario legati ad agenti patogeni (batteri o virus) già affrontati in passato.

Il sonno aiuterebbe quindi il sistema immunitario a ‘ricordare’.

“Anche se è noto da lungo tempo che il sonno favorisce la formazione di ricordi a lungo termine, l’idea che il formarsi dei ricordi sia una funzione del sonno efficace in tutti i sistemi dell’organismo è, a nostro avviso, del tutto nuova”, afferma Born.

Il sistema immunitario – secondo lo studio danese – “ricorda” un incontro con un batterio o un virus attraverso la raccolta di informazioni dettagliate sui virus o altri agenti patogeni per creare linfociti T della memoria, che hanno una durata di mesi o di anni, aiutando quindi l’organismo a riconoscere una precedente infezione e a reagire quindi di conseguenza.

La selezione delle informazioni chiave permetterebbe inoltre alle cellule T della memoria di rilevare nuovi agenti patogeni, qualora ne incontrassero di simili ai batteri o ai virus già incontrati.

Gli studi sull’uomo hanno dimostrato che nei giorni successivi ad una vaccinazione, il sonno profondo a onde lente migliora la memoria delle cellule T.

Nel loro insieme, questi risultati supportano l’idea che il sonno a onde lente contribuisca alla formazione dei ricordi a lungo termine, permettendo al sistema immunitario, mediante il ‘ricordo’, di organizzare quindi le difese appropriate con risposte adattative, sia comportamentali che immunologiche.

L’implicazione ovvia è che la privazione del sonno potrebbe essere un grave rischio per la nostra salute.

“Non dormendo a sufficienza o con un sonno agitato, il sistema immunitario potrebbe concentrarsi su parti sbagliate dell’agente patogeno”, afferma Born. “Ad esempio, molti virus possono mutare facilmente alcune parti delle loro proteine per sfuggire alle risposte del sistema immunitario, in una sorta di mimetizzazione”.

Born auspica che la ricerca futura possa esaminare le informazioni selezionate durante il sonno per la memorizzazione del ricordo sul lungo termine e i meccanismi mediante i quali viene realizzata questa selezione.

Le implicazioni cliniche connesse sarebbero fondamentali, specie, a detta dello studioso, “al fine di progettare vaccini efficaci contro l’HIV, la malaria e la tubercolosi, che si basano sulla memoria immunologica”.

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