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Archeologia: il ‘Grog nordico’, un’antica bevanda venuta dal freddo

Scritto da Leonardo Debbia il 21.01.2014

Non era soltanto il fuoco a riscaldare le antiche popolazioni che abitavano la penisola scandinava durante i lunghi e freddi inverni dell’Età del Bronzo e del Ferro.

Dal 1500-1300 a.C. fino al primo secolo d.C., dal nord-ovest della odierna Danimarca fino all’isola svedese di Gotland, i primi popoli nordici si difendevano dal freddo anche bevendo il ‘grog’ alcolico, una sorta di bevanda ibrida ricca di ingredienti locali, quali miele, mirtilli rossi, mirto di palude, ginepro, betulla, grano, orzo e segale; aggiungendo, talvolta, vino d’uva importato dall’Europa centrale e meridionale.

Una nuova ricerca, pubblicata sul Danish Journal of Arghaelogy, esamina alcuni campioni prelevati dall’interno di vasi di bronzo e ceramiche usate per bere, provenienti da quattro siti scandinavi, dimostrando l’esistenza di una tradizione nordica, diffusa e durata diversi secoli, relativa all’uso di un ‘grog’ primitivo, una bevanda usata anche a scopo medicinale, attestante l’importazione di vini d’uva dall’Europa centrale e meridionale, già fiorente nei primi secoli a.C., e che dimostra il prestigio sociale e culturale legato al vino e la presenza di una rete commerciale attiva in Europa più di 3000 anni fa. 

“Lungi dall’essere dei barbari rozzi e incolti, secondo le sprezzanti descrizioni degli antichi Greci e Romani, gli antichi scandinavi già usavano i prodotti naturali disponibili per la realizzazione di bevande fermentate”, osserva Patrick E. McGovern, autore principale dello studio. “Erano, infatti, ben disposti ad adottare stili di vita di altri popoli, usando anche bevande tipiche dei popoli del Centro e Sud Europa, sistematicamente importate e spesso mescolate con prodotti locali”.

reperti

Reperti del ‘tesoro di Havor’, Isola di Gotland risalenti al 200 d.C. (crediti: Nylèn, Statens Historiska Museum, Stoccolma)

I ricercatori della University of Pennsylvania sono giunti a queste conclusioni dopo l’esame dei residui provenienti da quattro siti, sparsi in un raggio di 150 miglia, dalla Danimarca alla Svezia meridionale.

Il più antico, datato 1500-1300 a.C., si trova a Nandrup, nel nord-ovest della Danimarca, dove un principe guerriero fu sepolto in una bara di quercia, col corredo funebre composto da una spada con una massiccia impugnatura in bronzo, un’ascia da combattimento e un vaso di ceramica, il cui interno era ricoperto da un residuo scuro, oggetto del primo campionamento.

Un secondo campione, assegnato ad una fase successiva all’Età Nordica del Bronzo, circa 1100-500 a.C., viene da una fossa di Kostraede, a sud-ovest di Copenhagen. Si tratta di un residuo brunastro in un colino di bronzo, il primo filtro recuperato in quella regione.

Un terzo campione, sempre danese, consiste in un residuo scuro sul fondo di un secchio dentro una bara di legno contenente il corpo di una donna, di circa 30 anni, risalente alla prima Età romana del Ferro (circa 200 a.C.), rinvenuto a Juellinge, sull’isola di Lolland, a sud-ovest di Kostraede. Il secchio faceva parte di un servizio da vino romano e la donna teneva la coppa-filtro nella mano destra. 

Un residuo rossastro è ancora presente tra i fori, nella parte interna di un colino di provenienza romana, nel quarto campione. Risalente al I secolo d.C., il colino faceva parte di un piccolo tesoro, comprendente un collare d’oro e un paio di campane di bronzo, rinvenuto presso Havor, sull’isola svedese di Gotland, nel Mar Baltico.

Secondo McGovern, l’importazione di vino dal Sud crebbe rapidamente durante le Età del Bronzo e del Ferro, soppiantando, anche se non completamente, la tradizione del grog, i cui ingredienti continuano tuttavia a far parte della birra di betulla o di altre birre medievali.

 “Attualmente, la bevanda più simile al grog viene prodotta sull’isola di Gotland”, osserva McGovern. “Si gusta nelle case coloniche ed è fatta con orzo, miele, ginepro e altre erbe, come quelle dell’antica versione”.

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