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I primi agricoltori sfruttavano i prodotti dell’alveare già 8500 anni fa

Scritto da Leonardo Debbia il 01.12.2015

Secondo una nuova ricerca condotta presso l’Università di Bristol e pubblicata su Nature, gli esseri umani hanno iniziato a sfruttare le api fino dall’Età della pietra, almeno 8500 anni fa.

Una prova di questi antichi approcci proviene dalle raffigurazioni dell’arte rupestre preistorica che mostrano i primi cercatori di miele, mentre gli affreschi degli antichi Egizi rappresentavano già le prime scene di apicoltura vera e propria.

Foto: L. Brian Stauffer

Foto: L. Brian Stauffer

Tuttavia, una stretta associazione tra i primi agricoltori e le api è rimasta a lungo incerta.

In questo studio, i ricercatori britannici hanno finalmente raccolto le prove della presenza certa di cera d’api nei vasi di ceramica dei primi agricoltori europei, studiando i componenti chimici rimasti come residui intrappolati nel tessuto dell’argilla di oltre seimila frammenti di vasellame, rinvenuti in oltre 150 siti archeologici tra Europa, Medio Oriente e Nord Africa.

La caratteristica ‘impronta digitale’ chimica della presenza di cera d’api è stata rilevata in più siti neolitici sparsi un po’ovunque, indicando quanto fosse diffuso il rapporto tra l’uomo e le api nell’era preistorica.

Un esempio per tutti: la cera d’api è stata rinvenuta in recipienti cottura dei cibi da un sito archeologico in Turchia risalente al VII millennio a.C., che rimane tuttora la più antica testimonianza dell’uso di prodotti delle api da parte di agricoltori neolitici.

Lo studio mette insieme i risultati di 20 anni in una ricerca svolta presso l’Unità di Chimica organica della Scuola di Chimica di Bristol, guidata dal prof. Richard Evershed.

Il team dei co-autori dello studio include archeologi coinvolti su ampia scala nella ricerca.

La dottoressa Mèlanie Roffet-Salque, autrice principale dello studio, ha dichiarato: “La ragione più ovvia per uno sfruttamento delle api avrebbe dovuta essere il miele, un dolcificante alquanto raro per gli uomini preistorici. Tuttavia, la cera d’api sarebbe stata utilizzata anche in varie tecnologie; per scopi rituali, per cosmetici e medicinali o per l’impermeabilizzazione dei vasi di ceramica porosa”.

A questo proposito, è giusto precisare che, in precedenza, era stata documentata la presenza di cera d’api già in tempi remoti, con il rinvenimento in un sito del Sudafrica, la Border Cave, di un grumo di cera d’api insieme ad un coccio d’argilla databile a ben 40mila anni fa, senza peraltro poter concludere la sua funzione.

La mancanza di prove sull’uso di cera d’api nei siti neolitici rinvenuti al di sopra del 57° parallelo Nord, in aree geografiche come la Scozia e la penisola Scandinava, è dovuta invece ad un limite ecologico naturale alla presenza di api a quel tempo.

“La mancanza di una documentazione fossile delle api significa che dal punto di vista ecologico non è rilevabile per la maggior parte degli ultimi 10mila anni”, afferma il professor Evershed.

“Anche se la prova evidente degli antichi affreschi egizi e dell’arte rupestre preistorica suggerisce che si possa associare l’umanità preistorica e le api certamente a migliaia di anni fa, non è stato possibile tuttavia sapere, almeno fino ad ora, quando questa associazione abbia avuto un preciso inizio”.

“Il nostro studio – conclude il ricercatore – è il primo a fornire prove inequivocabili, basate esclusivamente su una sostanza chimica, una vera e propria ‘impronta digitale’, di una distribuzione paleo-ecologica di un animale economicamente e culturalmente importante e sicuramente seguita all’inizio delle pratiche agricole”.

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