Un nuovo studio ipotizza che nel continente americano i primi cani siano entrati soltanto 10mila anni fa, migliaia d’anni dopo l’ingresso dei primi emigranti umani, attraverso il ponte di terra che a quell’epoca univa la Siberia al Nord America.
Lo studio ha esaminato le caratteristiche genetiche di 84 cani, provenienti da una dozzina di siti suddivisi tra Nord e Sud America.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul Journal of Human Evolution.
C’è chi ritiene che gli antichi cani americani somigliassero ai dingos attuali (crediti: Angus McNab)
I più recenti studi sulla genetica e i rinvenimenti fossili, fanno ritenere, infatti, che il cane domestico sia il diretto discendente del lupo grigio (Canis lupus).
Sugli inizi del processo della domesticazione di questi animali non c’è molto accordo tra gli studiosi, anche se si concorda nel ritenere che probabilmente i primi approcci con l’uomo siano avvenuti tra 19 e 32mila anni fa da parte di individui meno dotati per la caccia e meno timorosi nei confronti degli esseri umani.
Infatti, a differenza dei lupi selvatici, loro predecessori, gli antichi cani impararono presto ad abituarsi alla compagnia umana e a trarre benefici da questa associazione, iniziando un processo di ‘coevoluzione’ che portò poi, ovviamente, anche a notevoli cambiamenti fisici.
Seguendo i cacciatori-raccoglitori nei loro spostamenti nomadi, questi cani primitivi si guadagnavano l’accesso a nuove fonti di cibo, godendo della sicurezza che davano gli accampamenti umani.
Sicuramente furono utilizzati anche come animali da soma e qualche volta servirono anche come cibo.
La loro associazione con i primi nuclei umani, durata dagli 11mila ai 16mila anni, rende questi animali dei soggetti promettenti per lo studio delle antiche abitudini umane, compresa l’attitudine a migrare, secondo il ricercatore Kelsey Witt, della University of Illinois, che ha collaborato alla ricerca assieme all’antropologo Ripan Malhi.
“I cani furono i primi animali ad emigrare con l’uomo in tutti i continenti e questo la dice lunga sul rapporto tra cani ed esseri umani”, afferma Witt. “A tale proposito, possono essere un ottimo strumento per studiare gli itinerari delle migrazioni umane. I resti umani non sempre sono disponibili per lo studio, dato che qualche popolazione vivente, molto legata ai suoi antenati, in alcuni casi può non essere favorevole ai procedimenti distruttivi dell’analisi genetica”.
I resti dei cani, in questi casi, sono determinanti.
Precedenti studi sugli antichi cani delle Americhe si sono concentrati sul DNA mitocondriale, che è più facile da ottenersi dai resti antichi di DNA nucleare e, a differenze del DNA nucleare, viene ereditato solo per linee femminili.
L’antropologo molecolare Brian Kemp, della Washington State University, ha fornito nuovi campioni di DNA provenienti da resti di antichi cani rinvenuti in Colorado e nella Columbia Britannica, mentre la Soprintendenza Archeologica dell’Illinois ha fornito 35 campioni provenienti da un sito dell’Illinois, conosciuto come Janey B.Goode, vicino all’antica città di Cahokia, la ‘metropoli antica’ più densamente popolata dell’America settentrionale.
Il sito risale a 1000-1400 anni fa, mentre Cahokia era fiorente tra i 1000 e i 700 anni fa.
Nel sito di Janey B.Goode sono stati rinvenute le sepolture di decine di cani, la maggior parte sepolti individualmente, qualcuno in coppia, suggerendo che questi animali siano stati tenuti in grande considerazione dagli antichi abitanti.
Nella città di Cahokia, invece, i resti rinvenuti appaiono spesso bruciati, insieme a residui di cibo, provando che in quel luogo i cani servivano spesso da cibo. Conseguentemente, qui le sepolture sono rare.
I ricercatori hanno trovato quattro firme genetiche mai osservate prima nei nuovi campioni, facendo ipotizzare che, negli antichi cani d’America, fosse presente una maggiore diversità rispetto a quanto ritenuto finora.
In alcune popolazioni di cani, al contrario, è stata trovata una diversità genetica insolitamente bassa, che ha indotto a pensare che venisse praticato un vero e proprio allevamento.
Lo studio attuale è stato fatto solo su una piccola parte del genoma mitocondriale e probabilmente fornisce un quadro ancora molto incompleto della diversità canina nelle Americhe, secondo Malhi.
Ulteriori studi sono comunque in cantiere e Witt ha già sequenziato i genomi mitocondriali di altri 20 cani antichi per verificare ulteriori sviluppi.