Un grande dinosauro bipede, il Deinocheirus, fino ad oggi conosciuto solo dai resti fossili delle sue lunghe braccia e da alcuni frammenti ossei isolati, che lasciavano pensare ad un feroce predatore, è stato finalmente ricostruito dagli scienziati fino al 95% dell’intero scheletro. Il risultato: un colosso pacifico con una schiena d’asino, una grossa pancia e dalle dimensioni di un Tyrannosaurus rex e senza denti, sostituiti da un grosso becco (guarda il video in fondo all’articolo).
“Si tratta di un nuovo piano di anatomia”, dice Stephen Brusatte, paleontologo dei vertebrati presso l’Università di Edimburgo, UK.
I primi fossili di Deinocheirus mirificus – questo il nome del dinosauro – sono stati riportati alla luce nell’estate del 1965 nel deserto del Gobi in Mongolia meridionale insieme ad alcuni frammenti di costole e vertebre.
I resti includevano gli arti anteriori, di dimensioni davvero notevoli, tanto da costituire un record tra gli animali bipedi (se si escludono i rettili volanti pterosauri, che avevano delle ali più lunghe).
Alla fine il Deinocheirus è stato catalogato nel sottogruppo di dinosauri teropodi conosciuti come ornitomimosauri (ornithomimosaurs, “sauri simili agli uccelli”) – che lo rende relativamente vicino parente di predatori feroci come il Tyrannosaurus Rex e l’Allosauro.
Oggi Yuong-Nam Lee, paleontologo dei vertebrati presso l’Istituto coreano di Geoscienze e Risorse Minerarie a Daejeon, Corea del Sud, e co-autore dello studio, grazie a varie spedizioni verso il deserto del Gobi negli ultimi dieci anni, insieme ad altri suoi colleghi ha portato alla luce dei fossili di 70 milioni di anni di altri due individui della stessa specie in siti vicini a dove fu scoperto il primo scheletro nel 1965. Rimessi insieme, quei resti – insieme ad alcune ossa fossili rubate dai bracconieri e recuperate da una collezione privata – rappresentano circa il 95% dello scheletro della creatura.
Le ossa differiscono da quelle di altri ornitomimosauri in diversi modi inaspettati. La maggior parte delle vertebre spinali hanno proiezioni a lama che si estendevano verso l’alto e servivano probabilmente come ancore per una rete di legamenti che contribuivano a sostenere il peso immenso del ventre della creatura. I ricercatori stimano che il Deinocheirus era lungo circa 11 metri e pesava più di 6,3 tonnellate.
Il Deinocheirus aveva un cranio di più di un metro di lunghezza. Anche se la creatura non aveva i denti, aveva un becco cheratinoso che potrebbe essere utilizzato per tagliare la vegetazione tenera. La mascella inferiore molto profonda probabilmente ospitava una lingua immensa, che poteva servire a aspirare le piante dal fondo di fiumi e laghi.
Incredibile ma vero, dopo 70 milioni di anni i ricercatori sono stati in grado anche di studiare l’ultimo pasto di questo gigante. Esso era costituito non solo da vegetali, ma anche lische di pesce e squame, che suggeriscono che il Deinocheirus aveva una dieta mista e consumava probabilmente grandi quantità di prede acquatiche.
Così come dei larghi fianchi, il Deinocheirus aveva anche larghe dita dei piedi, che forse contribuivano a evitare che sprofondasse in sedimenti molli mentre mangiava, suggeriscono i ricercatori. L’ultimo osso in ciascuna delle sue dita era appiattito e aveva una punta smussata, a differenza delle punte affusolate viste nelle dita dei piedi di tutti gli altri dinosauri teropodi.
L’animale, infine, non brillava certo per velocità. A causa dei grossi arti anteriori e del grosso ventre doveva essere molto lento. La grossa stazza era quindi anche un modo per tenere alla larga i grandi predatori, un po’ come succede oggi in Africa con gli elefanti, i rinoceronti e gli ippopotami.