Secondo l’ESA occorre un piano per ripulire lo spazio dai detriti spaziali e dall’inquinamento. Dalle reti per catturare rottami di vecchi satelliti a veri e propri ”rimorchiatori” che aggancino i rifiuti spaziali più ingombranti per farli rientrare nell’atmosfera terrestre in modo che si distruggano. Son queste le nuove idee dell’Ente Spaziale Europeo per ripulire l’orbita terrestre bessa da decenni di corsa allo spazio senza criterio.
E’ inoltre allo studio il bando di un tipo di combustibile finora usato in molte missioni, l’idrazina, che è però una sostanza altamente tossica e inquinante.
”I progetti allo studio rientrano nel filone delle ricerche per un spazio pulito”, ha detto il direttore del Centro per la ricerca scientifica e tecnologica dell’Esa (Estec), Franco Ongaro, a margine del Congresso Internazionale di Astronautica in corso a Napoli.
La spazzatura in orbita, che si è accumulata progressivamente dal lancio dello Sputnik il 4 ottobre del 1957, è composta da frammenti delle dimensioni di un centimetro e colossi grandi come autobus e pesanti anche alcune tonnellate. “E’ come se tutte le navi costruite finora sulla Terra non fossero mai state affondate e continuassero ad accumularsi sui mari”, osserva Franco Ongaro, direttore dell’Estec, il centro dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) per la ricerca scientifica e tecnologica.
Ongaro ha detto di voler ridurre l’uso dell’idrazina innanzitutto qui in Europa, ad esempio costringendo agenzie e aziende a ripensare i sistemi di propulsione basati sull’idrazina, una sostanza considerata pericolosa e che potrebbe presto diventare fuorilegge.
L’obiettivo dell’ESA, secondo Ongaro, è cercare di far rientrare, con la minore spesa possibile, tutto quello che viene mandato in orbita.
Uno spazio pulito è tra le proposte che in novembre saranno all’attenzione della conferenza ministeriale dell’Esa, insieme allo sviluppo di nuove tecnologie per la ricerca scientifica, per lo sfruttamento di nuove fonti di energia e per l’esplorazione spaziale.