Una cometa, apparsa i primi di settembre, ha entusiasmato la comunità astronomica internazionale perchè sembrerebbe provenire dall’esterno del nostro sistema solare.
L’oggetto celeste, designato C/2019 Q4, è stato scoperto il 30 agosto scorso da Gennardy Borisov, dell’Osservatorio MARGO di Nauchnij, in Crimea, ma si attende ancora una conferma ufficiale che si tratti realmente di una cometa.
Se così fosse, sarebbe il secondo corpo celeste interstellare venuto a farci visita dallo ‘spazio esterno‘.
Il primo fu difatti annunciato dagli astronomi del Telescopio PAN-STARRS delle Hawaii e confermato poi nell’ottobre del 2017.
Tuttavia, anche per questo primo ‘visitatore’ interstellare il riconoscimento non fu immediato.
Oumuamua – il nome assegnatogli – non venne infatti identificato immediatamente come una cometa.
A settembre 2017, si era avvicinato al Sole, a circa 45 Km di distanza, senza lasciarsi dietro alcuna coda, come solitamente fanno le comete, quando il ghiaccio che contengono passa in sublimazione, dallo stato solido allo stato gassoso, e questo fece pensare che ci si trovasse di fronte a qualcosa di ‘particolare’.
Constatata la sua provenienza dalla Nube di Oort, in un primo tempo venne ritenuto una cometa, ma il fatto che non avesse una coda fece poi escludere questa catalogazione e, dato che dalla Nube di Oort non provengono asteroidi, si optò per un asteroide proveniente da ‘fuori’, dallo spazio interstellare.
Il corpo celeste in arrivo fu classificato quindi come asteroide intestellare e chiamato I/2017 U1 o anche ‘Oumuamua’, che in hawaiano significa ‘primo messaggero che viene da un’altra stella’.
In seguito, grazie al William Herschel Telescope di La Palma, nelle Canarie, fu misurato lo spettro dell’oggetto in diverse lunghezze d’onda, scoprendo la composizione chimica della sua superficie che non corrispondeva né alle comete, né a quella tipica degli asteroidi, che sono ricchi di pirosseni e olivina.
Alla luce di queste osservazioni, fu però riconosciuto un guscio protettivo ricco di composti organici che avrebbe protetto l’interno dell’oggetto dalla vaporizzazione vicino al Sole, quando le temperature potevano raggiungere anche i 300°C.
La sua forma affusolata, ‘a sigaro’, era lunga 400 metri e la sua velocità enorme: 95mila Km/h.
Le osservazioni astronomiche successive chiarirono infine la sua vera natura: si trattava di una cometa.
La nuova cometa in arrivo quest’anno è diretta verso il Sole, ma rimarrà più lontana dell’orbita di Marte e si avvicinerà alla Terra a non più di 300 milioni di chilometri.
Probabile percorso della cometa C/2019 Q4 nel nostro sistema solare
Dopo i primi rilevamenti, il sistema Scout che si trova presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, in California, ha automaticamente contrassegnato l’oggetto come di probabile origine ‘interstellare’.
Per avere la maggior quantità di informazioni possibili, Davide Farnocchia, scienziato del Center for Near-Earth Object Coordination Center della NASA ha lavorato in collaborazione con gli astronomi del Near-Earth Object Coordination Center dell’Agenzia spaziale europea a Frascati e con il Minor Planet Center di Cambridge, nel Massachusetts, per stimare la traiettoria della cometa e determinare se abbia avuto origine nel nostro sistema solare o provenga veramente da un’altra galassia.
Attualmente, la cometa si trova a 420 milioni di Km dal Sole e raggiungerà il punto più vicino l’8 dicembre, ad una distanza di circa 30 milioni di Km.
“La sua velocità elevata, (circa 150mila Km/ora), è ben superiore a quella di altri corpi che orbitano attorno al Sole a quella distanza”, afferma Farnocchia. “A nostro avviso, l’alta velocità indica non solo che la sua provenienza è esterna al nostro sistema solare, ma anche che probabilmente, dopo la sua attuale visita, la cometa ritornerà nello spazio interstellare”.
Attualmente la sua traiettoria indicherebbe un suo ingresso dall’alto nel nostro sistema solare con un angolo di 40 gradi rispetto al piano dell’eclittica (il piano su cui la Terra e i pianeti orbitano intorno al Sole).
Il suo picco di luminosità lo potremo osservare solo a metà dicembre ma, con telescopi di medie dimensioni, C/2019 Q4 sarà visibile fino ad aprile 2020”, sostiene Farnocchia. “Poi serviranno telescopi professionali per poterla seguire fino al mese di ottobre 2020”.
Il nucleo della cometa, secondo le osservazioni dell’Università delle Hawaii, ha un diametro compreso tra 2 e 16 chilometri.
Naturalmente gli astronomi monitoreranno il percorso della cometa per calcolarne meglio le caratteristiche fisiche (dimensioni, rotazione ecc.) e acquisire nuove conoscenze anche sulla sua composizione chimica.