Attualmente Marte è un pianeta molto freddo e secco e queste condizioni, associate alla sua atmosfera sottile, non permettono che l’acqua scorra allo stato liquido sulla sua superficie.
Tuttavia, le condizioni climatiche erano molto diverse durante i periodi di alta obliquità orbitale del Pianeta Rosso negli ultimi milioni di anni, quando l’acqua liquida doveva essere sicuramente presente, secondo le prove evidenti della diffusa presenza di canali alle medie latitudini.
Canali sulla superficie di Marte ripresi dalla sonda Mars Reconnaissance Orbiter della NASA (credit: NASA)
Nel corso degli ultimi milioni di anni, infatti, Marte ha attraversato periodi in cui il suo asse di rotazione era molto più inclinato di oggi, raggiungendo anche i 30-35 gradi rispetto alla direzione ortogonale del suo piano orbitale.
Una maggiore inclinazione dell’asse di rotazione significava una maggiore insolazione delle zone polari, dove, durante l’estate marziana, il ghiaccio attraversava una fase di sublimazione, passando direttamente dallo stato solido allo stato di vapore, influenzando di conseguenza la circolazione atmosferica e accelerando anche il ciclo dell’acqua.
Anche le precipitazioni dovevano quindi essere più intense alle latitudini intermedie.
A testimonianza di queste condizioni climatiche, sono state individuate varie prove della presenza di sedimenti che, in mancanza di acqua che scorre, appaiono sotto forma di calanchi.
Lo hanno rivelato le immagini ad alta risoluzione del cratere di Istok, nell’emisfero Sud, che hanno consentito di calcolare il flusso di detriti generato dalle acque nell’ultimo milione di anni.
Dunque, su Marte l’acqua scorreva, eccome!
Lo conferma Tjalling de Haas, dell’Università di Utrecht, in Olanda, con un articolo su Nature Communications, in cui vengono evidenziati i risultati delle osservazioni e delle misurazioni.
I risultati implicano notevoli accumuli locali di neve e ghiaccio all’interno dei calanchi; accumuli molto più voluminosi di quanto finora ritenuto.
La fusione di questi depositi solidi deve aver prodotto un afflusso di vari centimetri di acqua allo stato liquido nei bacini esistenti, provocandone l’innalzamento, e l’attività in alcuni crateri alle medie latitudini era sicuramente molto più frequente di quanto pensato.
La morfologia dei tanti canaloni implica che la loro formazione sia dovuta ad acqua allo stato liquido, mentre altri calanchi sono morfologicamente attivi ancor oggi, probabilmente imputabili all’azione di anidride carbonica allo stato solido.
Ci sono, tuttavia, ancora tante domande che rimangono senza risposta.
Ad esempio, quanta acqua su Marte avrebbe potuto sciogliersi durante questi periodi di alta obliquità del pianeta? E qual poteva essere la frequenza dell’attività dell’acqua nei canali?
Gli scienziati hanno potuto calcolare solo parzialmente i volumi di acqua, relativamente al cratere esaminato, ma hanno osservato che l’innalzamento dei livelli di acque solide (neve o ghiaccio) nei canaloni potesse essere dell’ordine di centimetri o decimetri e che le frequenze non fossero molto diverse da quanto avveniva sulla Terra.