Il 25 gennaio 2004 il rover Opportunity è atterrato su Marte, oltre 5 mesi dopo la sua partenza dalla Terra, con la missione di inviarci immagini al suolo del “pianeta Rosso” e analizzare campioni rocciosi e l’atmosfera.
Grazie ad un particolare spettrometro (Mössbauer) in grado di identificare i minerali contenenti ferro, il 2 marzo del 2004 la NASA ha dichiarato che si può ritenere con ragionevole certezza che in passato su Marte fosse presente acqua allo stato liquido.
La durata prevista prevista della missione era di soli 90 giorni marziani (detti Sol, della durata di circa 24 ore e 37 minuti terrestri), ma tale aspettativa è stata abbondantemente superata, Opportunity è ancora in servizio dopo oltre 2200 Sol.
La NASA ha documentato fin dai primi tempi l’attività della sonda con una sorta di diario on-line , il funzionamento ad energia solare condiziona le operazioni di Opportunity che deve alternare periodi di intensa attività a periodi di quiete in cui deve restare fermo e ricaricare le batterie; in prossimità del solstizio d’inverno (marziano) sono necessari anche due giorni di “riposo” affinché l’energia accumulata sia sufficiente a farlo ripartire. In questi giorni, i suoi pannelli solari sono in grado di produrre 320 watt/ora di energia nonostante l’opacità dell’atmosfera e la polvere che si accumula sui pannelli stessi (la produzione massima è di 700 w/h).
Nonostante le lunghe pause di ricarica, il rover ha percorso l’equivalente di mezza maratona sul suolo marziano (21.2 Km), se questo sembra poco in 6 anni, bisogna ricordare che Marte dista dalla Terra 56 milioni di chilometri nel periodo di opposizione più stretta, ma tale distanza arriva a circa 400 milioni di chilometri.
Per quanto spostamenti così brevi in un lasso di tempo così lungo lungo possano sembrare decisamente noiosi, in realtà il rover ha una vita avventurosa, e i tecnici sulla terra hanno il loro bel da fare per consentirgli di proseguire la missione. Ad esempio il 26 aprile del 2005 Opportunity doveva scalare una duna di sabbia di “ben” 30 centimetri, ma è rimasto letteralmente insabbiato: tutte le sue quattro ruote erano immerse nella sabbia per una profondità superiore al proprio raggio. Gli scienziati a terra hanno dovuto simulare le condizioni in cui si trovava il rover, dopo circa due settimane di test al computer, sono stati in grado di mandare il primo comando per muovere con successo la sonda di pochi centimetri; la procedura per liberare completamente Opportunity, terminò il 4 giugno. La duna fu battezzata “Purgatory”
Nel mese di luglio 2007 invece entrambe le sonde meravigliarono i tecnici a terra: una serie di violente tempeste di sabbia bloccarono il 99% della luce del sole, una vera e propria notte che impediva loro di ricaricare le batterie; se l’energia prodotta dai pannelli solare scende sotto i 150 w/h, il sistema inizia ad utilizzare le batterie e i componenti iniziano a danneggiarsi a causa del freddo (la temperatura media è di circa -55°C). fortunatamente le tempeste cessarono alla fine del mese senza che le due sonde riportassero danni.
Attualmente Opportunity si sta dirigendo verso il cratere Endeavour e, visti gli inimmaginabili risultati ottenuti, alla NASA non fanno più stime sulla sua longevità.