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Africa: nel 2030 causerà metà dell’inquinamento atmosferico del mondo

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 12.03.2014

In Africa l’inquinamento atmosferico, in particolare da particolato,  causato dall’esplosivo sviluppo urbano nel continente africano la produzione di inquinamento atmosferico, in particolare di particolato atmosferico, contribuirà per il 50% all’inquinamento atmosferico globale, entro il 2030. Per gli scienziati sono urgenti misure di regolamentazione. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Environmental Research Letters

Africa

La maggiori fonte di inquinamento nel continente africano sono la benzina e il gasolio per le auto e le moto, la combustione di legna e carbone per l’energia e i riscaldamento e la combustione di rifiuti.

Secondo lo studio la popolazione africana potrebbe rappresentare il 40 per cento della popolazione mondiale entro il 2100 e la  popolazione urbana potrebbe raddoppiare fra il 2000 e il 2030, insieme con una rapida crescita nel settore minerario, del petrolio e delle attività industriali.

“In Africa occidentale e orientale, l’azione sui biocarburanti sarebbe il modo più efficace per ridurre le emissioni nazionali, per non parlare della diminuzione dell’uso di veicoli a due ruote,” scrivono gli autori.

Invece “In Africa meridionale, l’azione sul carbone sarebbe il modo più efficace per ridurre le emissioni industriali e delle centrali elettriche,” hanno aggiunto.

Secondo gli autori “le proiezioni future indicano un aumento della densità di popolazione dei paesi in via di sviluppo, che sarà molto più alto in Africa che in altre parti del mondo. La popolazione africana potrebbe rappresentare il 40% della popolazione mondiale nel 2100 (ONU 2007). Ci si aspetta inoltre  un rapido sviluppo delle attività minerarie, petrolifere e industriali in tutto il continente. Nuove megalopoli sono attese lungo il Golfo di Guinea con aumenti legati a traffico, energia e emissioni domestiche”.

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E, concludono i ricercatori, sono necessari più dati e informazioni più dettagliate: “Le emissioni antropiche africane richiedono studi più approfonditi: le incertezze nelle stime delle emissioni rimangono grandi, e non possono attualmente essere valutate a causa della mancanza di dati adeguati. Sono richieste misurazioni di fattori di emissione e di consumo di carburante, ad esempio, è necessaria una quantificazione accurata del numero di veicoli in ogni paese africano. Altre fonti sono ancora in gran parte sconosciute, come le emissioni da combustione di gas di scarto dall’estrazione di gas naturale nelle piattaforme nigeriane.”

“Per concludere, più dati sulle emissioni antropogeniche in Africa saranno cruciali per stimare il loro impatto sul cambiamento climatico e le salute”, scrivono gli autori.

Queste piccole particelle infatti,  possono causare asma e allergie, disturbi respiratori e cardiovascolari e le più piccole , che possono entrare nel flusso sanguigno e nei polmoni, sono state classificate come cancerogene dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ( OMS) che le ha recentemente inserite nel gruppo 1, insieme con il tabacco e l’amianto.

Secondo i dati dell’ONU più di due milioni di persone muoiono ogni anno perchè respirano il particolato atmosferico, sia in casa che all’aria aperta.

 

 

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