L’Agaricus bisporus, comunemente noto come fungo Champignon, occupa un posto di rilievo nella nostra dieta ed è tra le varietà più diffuse e presenti sugli scaffali dei negozi di alimentari. Oggi, una partnership internazionale che coinvolge due dozzine di istituzioni, guidata dall’Istituto nazionale francese per la ricerca agricola (INRA) e dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti Joint Genome Institute (DOE JGI), ha individuato il DNA completo di questo popolare fungo.
In particolare, lo studio ha messo in evidenza come i geni dell’Agaricus bisporus vengano effettivamente utilizzati non solo per i processi di decadimento della foglia e del legno, ma anche per lo sviluppo dei corpi fruttiferi, quella parte del fungo che cresce in superficie ed è utilizzata in cucina. Il lavoro suggerisce anche come tali processi abbiano importanti implicazioni per la gestione del carbonio presente nelle foreste. Gli champignon si comporterebbero infatti come efficienti spazzini in grado di ripulire le foreste e l’atmosfera dalla Co2.
L’analisi del funzionamento interno del fungo più coltivato al mondo è stato pubblicato sulla rivista Proceedings of National Academy of Sciences (PNAS). È la prima volta, spiegano gli esperti, che si dimostra la capacità di questo fungo di decomporre non solo le foglie del sottobosco, dove esso cresce e matura, ma anche il legno. Queste caratteristiche sono potenzialmente utili nella gestione del carbonio contenuto nelle foreste.
Gli antichi Romani usavano la parola “humus” per definire terra e compost, ovvero quella complessa interazione naturale di composti organici derivanti da residui della parete delle cellule vegetali. I ricercatori, decifrando la mappa genetica di una varietà coltivata e di una selvatica, hanno riscontrato che l’Agaricus bisporus che cresce spontaneamente in natura, si adatta perfettamente a terreni ricchi di humus. Questo è reso possibile dalla presenza di particolari enzimi chiamati “perossidasi”, i quali conferiscono al fungo una maggiore capacità di metabolizzare miscele complesse di derivati dalla lignina così come di altri polimeri.
“La possibilità di utilizzare le proteine prevalenti nel suolo conferisce un vantaggio rispetto ad altri funghi spazzini”, ha sottolineato Francis Martin, dell’Inra. La comprensione del ruolo dell’Agaricus bisporus nel ciclo del carbonio all’interno di un ecosistema, è un prerequisito essenziale per modellare e ottimizzare la gestione di foreste sostenibili.
Le implicazioni dei risultati dello studio sugli andamenti climatici sono dunque particolarmente interessanti e utili. Gli champignon potrebbero infatti rappresentare un ottimo alleato nella lotta al fenomeno del riscaldamento globale. I funghi crescono di notte nei sottoboschi, e la loro maturazione passa attraverso processi di riconversione dell’anidride carbonica e di decomposizione delle sostanze organiche. Gli enzimi potrebbero fornire nuovi metodi per neutralizzare e catturare il carbonio contenuto nel terreno.
Inoltre, questi particolari enzimi già utilizzati nelle bioraffinerie per degradare residui vegetali ricchi di lignina ed ottenere nuovi prodotti chimici ad alto valore, potrebbero avere ulteriori importanti applicazioni a livello industriale.
Per ulteriori informazioni, si prega di visitare il sito science.energy.gov.