Gli scienziati hanno scoperto che piccole fluttuazioni nelle dimensioni delle calotte glaciali durante l’ultima era glaciale sono probabilmente state sufficienti per innescare cambiamenti climatici improvvisi.
Il team, che comprendeva ricercatori dell’Università di Cardiff, ha confrontato i dati delle simulazioni al computer con i dati forniti dalle carote di ghiaccio e dai sedimenti marini, nel tentativo di scoprire perché si sono verificati sbalzi di temperatura fino a dieci gradi alle lontane latitudini settentrionali, nel giro di solo pochi decenni, durante l’ultima era glaciale.
Lo studio, condotto dall’Alfred Wegener Institute Helmhotz for Polar and Marine Research (AWI), è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature del 21 agosto scorso scorso.
La ricerca conferma che con la fusione delle calotte glaciali andò aumentando la massa d’acqua liquida, che si tradusse in una maggiore circolazione oceanica e nel trasferimento di una maggiore quantità di calore verso nord, a causa di un diverso orientamento dei venti prevalenti.
Mentre nel Nord aumentavano quindi le temperature, i ghiacci si ritiravano.
Quando i venti tornarono alle normali condizioni, le regioni settentrionali diventarono nuovamente più fresche, chiudendo così il ciclo.
Conor Purcell, oceanografo della Facoltà di Scienze della Terra e del Mare presso l’Università di Cardiff e presso l’Alfred Wegener Institute, così si è espresso:
“Mediante l’uso di simulazioni, con il nostro modello climatico siamo stati in grado di dimostrare che l’intero sistema ‘clima’ può rispondere anche a piccole variazioni, con sbalzi climatici improvvisi.
Il nostro studio ipotizza che non sono necessari cambiamenti drastici dei livelli medi del mare o un’azione di ingenti forze, come un’inaspettata accelerazione nella fusione della calotta polare, per dare il via a repentini cambiamenti del clima o a variazioni notevoli delle temperature”.
Allo stato attuale, parrebbe che il ghiaccio marino artico sia molto meno esteso di quanto sia stato durante l’ultimo periodo glaciale. Non c’è più il massiccio ghiacciaio continentale Laurentide che coprì il Canada e gran parte degli Stati Uniti tra 92mila e 20mila anni fa, costituendo, con le sue crescite e le sue fusioni, il motore trainante della circolazione oceanica durante le glaciazioni.
Nelle condizioni attuali non sono perciò previsti i cambiamenti climatici che hanno seguito l’andamento del modello che si era determinato nell’ultima era glaciale.
Il prof. Gerrit Lohmann, leader della Divisione ‘Dinamiche del Paleoclima’ presso l’AWI afferma:
“In termini di storia della Terra, attualmente siamo in una delle fasi più stabili del sistema clima. I presupposti che hanno dato luogo a rapidi cambiamenti di temperatura durante l’ultima éra glaciale, oggi non ci sono, anche se non possono essere esclusi, per il futuro, improvvisi cambiamenti di clima”.