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Il rapporto IPCC sul cambiamento climatico chiede interventi rapidi e incisivi

Scritto da Leonardo Debbia il 18.09.2021

Secondo quanto affermato agli inizi di agosto nell’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti del clima (IPCC), gli scienziati di tutte le nazioni stanno osservando i cambiamenti del clima terrestre in ogni regione e in tutto il sistema climatico del pianeta, giungendo a conclusioni drammatiche, che lasciano tuttavia ancora qualche speranza.

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Molti dei cambiamenti osservati sono in realtà senza precedenti da migliaia – se non da centinaia di migliaia – di anni e alcuni di questi, che sono stati già avviati, come l’aumento continuo del livello dei mari, sono stati giudicati irreversibili per i prossimi millenni.

Tuttavia, forti, rapide e tempestive riduzioni delle emissioni di anidride carbonica e di altri gas ad effetto serra potrebbero ancora contenere gli effetti del cambiamento climatico.

Ma non c’è da aspettare ancora, sostengono gli studiosi.

L’ultimo rapporto del Gruppo di lavoro dell’ IPCC, approvato da 195 governi di altrettanti paesi membri, riferisce che, correndo ai ripari senza più indugiare, mentre per quanto riguarda la qualità dell’aria si potrebbero avere benefici immediati, per le temperature globali potrebbero essere necessari 20-30 anni prima che queste possano ristabilizzarsi.

Il rapporto del Gruppo è comunque solo la prima parte dello studio, il cui esito finale sarà reso noto nel corso del 2022.

Con questa prima stesura si forniscono anche nuove stime sulle possibilità di superare il livello di riscaldamento globale di 1,3 °C nei prossimi decenni e si rileva che, a meno di riduzioni immediate, rapide e su larga scala, i valori di 1,5 °C o addirittura di 2°C diventeranno ben presto valori irrimediabili.

In altri termini, stiamo per imboccare una strada che non consentirà di tornare indietro.

Sulle stime degli incrementi avvenuti in 50 anni, dal 1850 al 1900, si prospettano per i prossimi 20 anni il raggiungimento o il superamento di 1,5°C di aumento della temperatura media globale.

E questo incremento, piaccia o no, è imputabile essenzialmente alle emissioni di gas serra causate dall’uomo.

Molte caratteristiche del cambiamento climatico dipendono direttamente dal livello del riscaldamento globale, ma ciò che gli esseri umani sperimentano è spesso molto diverso dalla media globale, con variazioni differenti da regione a regione della Terra.

Ad esempio, il riscaldamento terrestre è, nella realtà, maggiore della media globale ed è più che doppio nell’Artico.

Il climate change sta influenzando ogni regione della Terra, seppure in maniera differente. E, qualora il riscaldamento cresca, anche i cambiamenti aumenteranno”, afferma Panmao Zhai, ricercatore del Gruppo di lavoro dell’ IPCC.

Raggiungendo i 2°C di riscaldamento, i picchi estremi di calore toccherebbero più spesso soglie di intolleranza critiche per l’agricoltura e per la salute dell’uomo.

Ma non ci si ferma qui.

Altri cambiamenti includono l’umidità dell’aria e la siccità del suolo, l’andamento dei venti, la formazione di neve e l’estensione del ghiaccio, le aree costiere e gli oceani.

Variando il cambiamento climatico, si modifica – come già, del resto, si inizia a vedere, il ciclo dell’acqua, con precipitazioni più intense e conseguenti inondazioni, che si traducono in modelli di piogge molto diversi alle varie latitudini: mentre le piogge aumentano alle alte latitudini, potranno diminuire drasticamente nelle zone equatoriali e subtropicali.

La circolazione monsonica risentirà in negativo di queste modifiche e verrà indubbiamente alterata.

Le aree costiere subiranno un innalzamento del livello del mare e molte saranno sommerse, mentre aumenterà l’erosione costiera.

Il permafrost delle regioni subpolari si scongelerà in quantità notevoli, liberando nell’atmosfera metano e gas serra e il ghiaccio marino artico si scioglierà e andrà perduto.

Negli oceani, le ondate di calore più frequenti faranno salire l’acidificazione delle acque e molti ecosistemi saranno annientati.

Le aree urbane, già ora tendenzialmente più calde, diventeranno torride e tenderanno a spopolarsi.

Per la prima volta, il sesto rapporto fornisce una valutazione regionale del cambiamento climatico più dettagliata che mai, includendo informazioni più utili per comprendere meglio la valutazione dei rischi regione per regione.

Il rapporto indica poi le attività umane principali responsabili del deterioramento climatico in atto. Si addita l’anidride carbonica come causa principale e si invita a diminuirne la produzione in tempi rapidi e in maniera drastica.

Ma non c’è solo la CO2, purtroppo!

Sotto accusa ci sono anche i gas serra e gli inquinanti atmosferici, le cui emissioni dovranno essere fortemente ridotte in tempi brevissimi, qualora si vogliano ottenere risultati concreti.

La stabilizzazione del clima richiede riduzioni forti, rapide e sostenute delle emissioni di gas serra e in particolare, di anidride carbonica”, dichiara Zhai. “Limitare altri gas serra e particolarmente il metano potrà avere indiscussi benefici per la salute e il clima”.

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