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Rispetto al 2003, in Groenlandia il ghiaccio si scioglie quattro volte più rapidamente

Scritto da Leonardo Debbia il 09.03.2019

Gli scienziati che guardano con preoccupazione l’innalzamento del livello dei mari, finora si sono concentrati a lungo sulle regioni sud-orientali e nord-occidentali della Groenlandia, dove grandi ghiacciai avanzano, riversando blocchi di ghiaccio di dimensioni notevoli nell’Oceano Atlantico e contribuendo così all’aumento della massa d’acqua.

Un nuovo studio, pubblicato negli Atti dell’Accademia Nazionale delle Scienze, ha però rilevato che la più grande perdita di ghiaccio dell’isola, verificatasi dal 2003 alla metà del 2013, avviene nella regione sud-occidentale della Groenlandia, che è per la maggior parte, priva di grandi ghiacciai.

“Questo apporto di ghiaccio non poteva essere attribuito ai ghiacciai locali, perchè in quel settore ce ne sono pochi”, afferma Michael Bevis, docente di geodinamica alla Ohio State University. “Era più logico dipendesse invece dalla estesa massa ghiacciata dell’entroterra, lontana dalla costa”.

Questo scioglimento, che Bevis e il suo team attribuiscono al riscaldamento globale, è confermato dal fatto che nella parte sud-occidentale della Groenlandia, durante l’estate, le portate dei fiumi crescono, riversando un’enorme quantità d’acqua nell’Oceano.

Il risultato principale dello studio evidenzia quindi il ruolo fondamentale della regione sud-occidentale della Groenlandia, da dove, considerato l’enorme tributo d’acqua prodotto, proviene una seria minaccia per il futuro innalzamento di livello dei mari.

Scienziati di varie discipline – in particolare glaciologi – hanno monitorato la calotta glaciale della Groenlandia nel suo complesso dal 2002, quando la NASA e la Germania hanno stretto una collaborazione per lanciare la missione GRACE (Gravity Recovery and Climate Experiment), che viene portata avanti da due satelliti, messi in orbita con l’obiettivo di misurare la perdita di ghiaccio della Groenlandia.

I dati satellitari hanno dimostrato che tra il 2002 e il 2016, la Groenlandia ha perduto circa 280 gigatoni di ghiaccio all’anno, equivalenti a 0,08 centimetri di innalzamento del livello annuo dei mari.

Il team di Bevis ha utilizzato i dati di GRACE e di stazioni GPS sparse lungo le coste della Groenlandia per individuare i cambiamenti della massa di ghiaccio. Le modellazioni ricostruite mostrano una tendenza allarmante: dopo meno di dieci anni, nel 2012 il ghiaccio fondeva quasi quattro volte più rapidamente del tasso del 2003.

La più grande sorpresa poi è stata comunque la regione in cui avveniva questa perdita, la Groenlandia sud-occidentale, una parte dell’isola dove, in precedenza, non si era mai registrato un fenomeno del genere.

Secondo Bevis, l’Oscillazione del Nord Atlantico (la circolazione atmosferica caratterizzata da fluttuazioni cicliche della differenza di pressione a livello del mare) che fa affluire aria più calda in quella zona, oltre ai cieli più sereni e quindi ad una maggiore radiazione solare, è rafforzata dai cambiamenti climatici indotti dall’uomo.

Bevis ha paragonato lo scioglimento dei ghiacci in Groenlandia allo sbiancamento dei coralli nei mari tropicali.

Quando l’acqua si scalda, oltre una certa temperatura i coralli cominciano a sbiancare.

Dal 1997, si sono verificati tre eventi di riscaldamento delle acque ad opera di El Nino, un fenomeno che si ripete, però, da migliaia di anni.

Ma se El Nino è così frequente, perchè solo nel 1997 questo fenomeno ha causato uno sbiancamento dei coralli a livello mondiale?

“Sta accadendo che ai Tropici, quando la temperatura della superficie del mare sale, l’acqua bassa diventa più calda e l’aria si scalda”, spiega Bevis. “Le fluttuazioni della temperatura dell’acqua causate da El Nino riscaldano l’oceano. Se questo fenomeno viene rafforzato dai cambiamenti climatici indotti dall’uomo, la temperatura di base, già vicina alla temperatura critica a cui i coralli sbiancano, va oltre e si ha lo sbiancamento dei coralli .

Un fenomeno analogo accade con i ghiacciai in Groenlandia, dove il riscaldamento globale ha portato le temperature estive in una parte dell’isola prossime al punto di scongelamento del ghiaccio e l’Oscillazione del Nord Atlantico fornisce la spinta ulteriore per una fusione del ghiaccio sempre più rapida”.

Bevis ed il suo team si ripromettono di estendere il monitoraggio dei ghiacciai groenlandesi quanto più possibile, intensificando particolarmente l’osservazione della parte sud-occidentale dell’isola.

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