La salamandra nera maculata, una delle specie studiate, potrebbe espandere il suo territorio attuale (arancione) in un nuove aree (grigio). Il cambiamento climatico, tuttavia, impedirà alla salamandra di raggiungere le nuove aree
La capacità delle specie di superare le avversità va oltre la sopravvivenza darwiniana del più forte. Il cambiamento climatico ci ha resi certi di questo fatto. In un nuovo studio basato su simulazioni cheprendono in considerazione varie specie, i ricercatori della Brown University hanno scoperto che il fatto che un animale raggiunga la sua destinazione finale non dipende solo dal fatto che abbia la capacità di percorrere un lungo tragitto E’ la misura in cui gli animali sono in grado di sopportare rapide fluttuazioni del clima che li porterà a raggiungere la destinazione oppure no.
In un articolo pubblicato su Ecology Letters, Regan Early e Dov Sax hanno esaminato un’ipotesi di “percorsi dovuti al clima” di 15 anfibi negli Stati Uniti occidentali nell’anno 2100. Utilizzando noti modelli di previsione climatica per estrapolare modifiche decennali per luoghi specifici, i ricercatori hanno determinato che più della metà delle specie sarebbero estinte o in pericolo. Il motivo è che il clima subisce sbalzi di temperatura che possono intrappolare le specie in momenti diversi nei loro viaggi. E’ la gravità o la durata di queste oscillazioni del clima, insieme con la resistenza degli animali, che determina il loro destino.
“Il nostro lavoro dimostra che non è importante solo quanto velocemente gli animali si spostano, ma anche la loro capacità di tollerare il clima sfavorevole per periodi decennali che limitano la capacità di molte specie di spostarsi”, ha detto Sax, assistente professore di Biologia presso il Dipartimento di Ecologia e Biologia Evoluzionistica. “Di conseguenza, molte specie che non hanno al momento problemi di conservazione sono destinate a diventare in via di estinzione entro la fine del secolo.”
I ricercatori hanno scelto di studiare rane, salamandre e rospi perché i loro spazi abitativi sono conosciuti e la loro sensibilità alle variazioni di temperatura è stato ben studiata. Sulla base di tali informazioni, hanno modellato i percorsi migratori di ogni creatura, stimando i loro viaggi in circa 15 miglia per dieci anni. I modelli climatici hanno mostrato fluttuazioni delle temperature nelle diverse decadi talmente gravi che quattro specie sarebbero estinte, mentre altre quattro specie sarebbe diventate almeno in via di estinzione. Le altre sette potrebbero essere dette salve, ma tutte le specie perdono un grande numero di individui.
Le oscillazioni di temperatura possono far sì che una specie fermi forzatamente il suo viaggio, il che significa che dovrà aspettare il doppio del tempo prima che il clima diventi più favorevole. “Ciò significa che le specie potrebbero fare due passi avanti, ma potrebbero anche essere costrette a fare un passo indietro, perché il clima potrebbe diventare inadatto per loro. Purtroppo, se fanno un passo indietro, devono fare i conti con quel territorio. ”
Early e Sax hanno affermato che se un clima sfavorevole durasse dieci anni metterebbe le specie in seria difficoltà. Se l’intervallo durasse venti anni o più, probabilmente le specie si estinguerebbero. Lo studio è importante perchè prende in considerazione fra le variabili, la capacità degli animali di resistere in condizioni avverse. Quanto può resistere ogni specie?
I rapidi cambiamenti climatici già in atto sottolineano il valore dello studio. Un numero crescente di scienziati ritengono che il cambiamento climatico si stia intensificando così rapidamente che il pianeta sta precipitando verso la sesta estinzione di massa nella storia. Per la prima volta, le specie sono alle prese non solo con ipotesi di temperature mai viste negli ultimi 2000 anni, ma anche con un essere umano che ha compromesso e frammentato gli habitat naturali degli animali ‘.
Di fronte a queste realtà, Early e Sax suggeriscono a chi si occupa della fauna selvatica, che potrebbe essere necessaria l’idea di trasferire le specie, un approccio che è stato oggetto di accesi dibattiti fra chi si occupa di conservazione. “Questo studio suggerisce che ci sono molte specie che non saranno in grado di sopravvivere”, ha detto Sax. “In definitiva, questo lavoro suggerisce che gli spostamenti nei corridoi ecologici saranno inefficaci per molte specie e che potremo invece avere bisogno di considerare l’utilizzo della delocalizzazione gestita con maggiore frequenza di quanto sia stato precedentemente considerato.”