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Studiare il clima del passato per capire quello attuale: intervista a Paolo Gabrielli

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 16.01.2012

Il sito di carotaggio sul Monte Ortles

Da settembre a novembre dello scorso anno alcuni ricercatori del Byrd Polar Centre della Ohio State University di Columbus (USA) in collaborazione con l’Ufficio Idrografico della Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, hanno perforato il ghiacciaio del Monte Ortles a 3850 metri per estrarne ben 4 carote di ghiaccio di oltre 60 metri di lughezza.

I ricercatori sono paleoclimatologi, cioè studiano i cambiamenti climatici di tutta la storia della Terra. Comprendendo gli antichi cambiamenti climatici, potremo forse capire meglio anche quelli attuali.

Abbiamo intervistato Paolo Gabrielli, ricercatore principale che ha curato anche le operazioni di carotaggio in Italia. E’ la prima volta che un ghiacciaio delle Alpi orientali viene preso in considerazione per ricerche di questo tipo.

Domanda: Perché si fora il ghiaccio di un alto ghiacciaio per conoscere il clima? Quali informazioni si trovano di solito nel ghiaccio?

Paolo Gabrielli: La neve depositata nei ghiacciai nel corso dei secoli e dei millenni conserva la memoria del suo passaggio attraverso l’atmosfera. Infatti le nevi e i ghiacciai, intrappolano piccole particelle come polvere e pollini, chiamate “aerosol”, ma anche gas come l’anidride carbonica e il metano. In questo modo un ghiacciaio è un database di molti processi ambientali e climatici che hanno influenzato la composizione dell’atmosfera del passato come le emissioni vulcaniche e quelle industriali.

D.: Per quali motivi avete scelto  il ghiacciaio del Monte Ortler  per estrarre nuclei di ghiaccio e analizzare i problemi del clima?

P.G.: Fino ad ora, nelle Alpi, questo tipo di indagini sono state eseguite solo nel settore occidentale. Mt. Ortles è la montagna più alta delle Alpi orientali ed è un osservatorio ideale per studiare i cambiamenti climatici e ambientali in Europa centrale. In particolare, questa parte delle Alpi ha un regime di precipitazioni molto diverso e quindi dal ghiaccaio dell’Ortles si potrebbe registrare una diversa storia del clima.

D.: Che tipo di analisi effettuerete sulle carote?

Paolo Gabrielli e Lonnie Thompson

P. G.:Stiamo per analizzare gli isotopi stabili (indicatori della temperatura), le particelle di polvere, gli ioni principali (indicatori per le attività terrestri, marine e per quelle umane), oligoelementi, pollini e un tracciante della combustione della biomassa chiamato levoglucosano.

D.: Cosa pensate di poter scoprire? Che cosa cercherete?

 P.G.: Con tutti questi diversi indicatori vorremmo studiare come il clima, gli ecosistemi e la società umana hanno interagito e si siano influenzati l’un l’altro in passato in questa regione. Per esempio studiando il levoglucosano e le tracce di altri elementi possiamo ottenere informazioni circa la quantità di argento estratto nelle miniere locali e su come questo sia stato emesso in atmosfera durante il processo di fusione che è stato alimentato dalla combustione di biomasse.

D.: Gli studi che state conducendo saranno utili per comprendere i cambiamenti climatici del nostro tempo?

P.G.: Sì, perché attraverso lo studio del clima del passato possiamo capire quanto insolito è il cambiamento climatico in corso. In altre parole si possono ottenere indicazioni sul problema se il cambiamento climatico attuale sia dentro o fuori la sua variabilità naturale.

D.: Come le attività umane possono influenzare il clima in questo momento?

P.G.: Utilizzando i combustibili fossili, gli esseri umani emettono in atmosfera grandi quantità di anidride carbonica che è responsabile per il mantenimento di un quantitativo supplementare di calore che altrimenti sarebbe rilasciato nello spazio. Inoltre gli esseri umani disperdono grandi quantità di aerosol in atmosfera che assorbono o riflettono la radiazione solare. In questo modo alcuni degli aerosol sono responsabili del riscaldamento supplementare, mentre gli altri contribuiscono a raffreddare la temperatura del pianeta.

D.: Quando il processo del riscaldamento globale umano potrebbe diventare irreversibile? E ‘possibile saperlo?

Campo base sul Monte Ortles

P.G.: Questa è davvero la grande questione che la nostra comunità scientifica sta cercando di affrontare in questo momento. Ed è collegata al fatto che il sistema climatico può raggiungere alcuni punti critici o punti di non ritorno. Uno di questi  potrebbe essere per esempio il crollo della calotta occidentale dell’Antartide e il conseguente aumento drammatico del livello del mare. Gli scienziati stanno studiando il clima del passato per capire se questo sia già  accaduto e in quali condizioni climatiche.

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