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Combustione di fossili e biomassa influenza ecosistemi dei ghiacciai

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 20.02.2012

Il ghiacciaio di Mendenhall in inverno

I ghiacciai rappresentano la più grande riserva d’acqua del pianeta, ma le dinamiche legate a questi ecosistemi sono ancora in buona parte sconosciute. Una ricerca su un ghiacciaio dell’Alaska ha dimostrato che la materia organica che si trova nel ghiaccio e scende poi negli ecosistemi a valle influenzandone la catena alimentare, ha origini moderne e post-industriali. Questa scoperta influenzerà le previsioni degli effetti dei cambiamenti climatici e del conseguente scioglimento dei ghiacci.

A livello globale lo scioglimento dei ghiacciai è dovuto anche alla fuliggine, prodotta dalla combustione di biomassa, ad esempio negli incendi, che si deposita sulla ghiaccio. In questo modo aumenta l’assorbimento di luce solare.

Alcuni ricercatori del Woods Hole Research Center hanno studiato il ghiacciaio Mendenhall nei pressi di Juneau, Alaska.  Questo ghiacciaio riceve un alto tasso di precipitazioni  e quindi di fuliggine, ma proprio questo lo ha reso un interessante sito per la ricerca.

“Stiamo cercando di valutare l’impronta umana in questo angolo degli Stati Uniti che viene tradizionalmente considerato come eccezionalmente incontaminato”, ha spiegato Robert Spencer autore principale della ricerca.

“La combustione di combustibili fossili e di biomassa ha un impatto che possiamo osservare in questi ghiacciai anche se sono distanti dai centri industriali. ”

Si è sempre creduto che la materia organica contenuta nel ghiaccio provenisse dalle antiche foreste e torbiere poi invase dai ghiacciai. Questa materia organica, sciogliendosi il ghiaccio, raggiunge gli ecosistemi a valle fornendo cibo per i microrganismi alla base della catena alimentare acquatica. Ma Spencer e i suoi colleghi hanno potutto dimostrare grazie alla datazione al radio-carbonio  e all’ultra-spettrometria di massa  ad alta risoluzione che la materia organica proviene principalmente  dalla combusione di combustibili fossili e di biomassa  dei nostri giorni.

“Nei ghiacciai qualsiasi cambiamento spicca, rendendoli  “ecosistemi sentinella”  ideali per la rilevazione e lo studio della perturbazione di origine antropica,” ha dichiarato Spencer riferendosi al motivo per cui i ghiacciai registrano l’impatto delle emissioni umane. “La deposizione di questo materiale organico avviene ovunque, ma in ecosistemi vivaci come quelli  temperati o tropicali, una volta che questo materiale organico cade, è rapidamente consumato dall’ambiente”. La ricerca nel ghiacciaio di Mendenhall permette quindi una prospettiva unica per studi come questo.

“Migliorare la nostra comprensione della biogeochimica del ghiacciaio è urgente , perchè i ghiacciai sono tra i più sensibili ai cambiamenti climatici e agli effetti dell’inquinamento industriale”, sottolinea Spencer.

Le scoperte dei ricercatori rivelano anche come l’oceano potrebbe essere cambaito nel corso dei secoli passati. I microbi che formano la stessa parte inferiore della catena alimentare sono particolarmente sensibili alle variazioni della quantità e qualità del carbonio che entra nel sistema marino. Dal momento che lo studio ha rilevato che la materia organica dei deflussi del ghiacciaio deriva in gran parte dalle attività umane, significa che la materia organica proveniente dai ghiacciai nelle acque costiere del Golfo dell’ Alaska è un fenomeno moderno e post-industriale. “Quando guardiamo le catene alimentari marine oggi, possiamo vedere un quadro che è significativamente diverso da quello che esisteva prima del tardo 18 ° secolo”, ha detto Aron Stubbins un collaboratore presso lo Skidaway Institute of Oceanography. “Non si sa come il carbonio prodotto dall’uomo abbia influenzato dall’uomo le reti trofiche costiere dell’Alaska.”

Un clima sempre più caldo aumenterà il deflusso dei ghiacciai e quindi l’apporto  di materiale organico disciolto nell’oceano.

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