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Nomadismo globale e materialismo: un nuovo rapporto con le cose?

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 17.04.2012

La globalizzazione e lo sviluppo nella tecnologia dei trasporti stanno creando una nuova categoria di persone, il “nomade globale”. Lo sostiene una ricerca pubblicata sulla rivista Journal of Consumer Research.
Queste persone sono caratterizzate da un diverso rapporto con gli oggetti: spostandosi in continuazione da una parte all’altra del mondo questi nomadi globali sono meno attaccati agli oggetti che quindi non costituiscono più la loro identità di consumatori. Gli oggetti importanti per questi nuovi viaggiatori globali sono quelli che tengono collegati ad una rete, quindi il computer e gli smart mobiles. Sempre però in completa autonomia: il nomade globale non ha legami affettivi e sociali stabili in nessuna parte del mondo.
Gli oggetti non vengono posseduti a lungo, ma cambaiti spesso: il criterio per tenerli o buttarli via è la loro acessibilità.

“Nessuno avea mai studiato prima i contemporanei nomadi globali e il loro rapporto con i beni, e possiamo imparare molto su come la deterritorializzazione influisce sulla cultura del consumo di questo gruppo straordinario e crescente di persone”, scrivono gli autori Fleura Bardhi (Northeastern University), Giana M. Eckhardt ( Suffolk University), ed Eric J. Arnould (Bath University). “Siccome possedere cose  è percepito come un ostacolo negli spostamenti, la prospettiva nomade contrasta con le nostre opinioni esistenti dei beni  come centrali per l’identità del consumatore.”

Gli autori hanno intervistato nomadi globali per la maggior parte provenienti dagli Stati Uniti, ma diversi anche dal Regno Unito, Canada, Turchia e Romania. Secondo gli autori, questi nomadi viaggiano oltre il 60 per cento l’anno e tendono a lavorare per le istituzioni internazionali come l’ONU, il FMI, la Banca mondiale, e le ONG a livello mondiale.

“I nomadi globali tendono a creare legami situazionali con gli oggetti, apprezzano gli oggetti in primo luogo per il loro valore d’uso strumentale” scrivono gli autori. E hanno bisogno che gli oggetti siano portatili come gli oggetti elettronici. Apprezzano anche gli oggetti che li aiutano a rimanere in contatto con le reti, come gli e-book e le foto digitali. “Non è l’oggetto in sé che è apprezzato, ma piuttosto la sua accessibilità. Così, i beni sono sostituibili e non sono nè importanti nè una parte estesa dell’individuo.”

I nomadi globali si differenziano dagli emigrati o dagli espatriati: infatti questi ultimi sono legati alla terra e agli affetti che hanno abbandonato; invece i nomadi globali non hanno legami sociali o affettivi.

“I teorici della globalizzazione sostengono che il nomadismo globale sarà sempre più frequente in futuro, e quindi il rapporto con i beni diventerà una prospettiva importante per comprendere il nuovo ruolo degli oggetti nella vita delle persone, in quanto i consumatori cercheranno di accedere temporaneamente agli oggetti piuttosto che possederli per lunghi periodi di tempo “, concludono gli autori.

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  • Dott.ssa P.Ilcheva scrive:

    Questa nozione di informazione è nata dalla pratica sociale?
    Se no, non ha senso scientifico preciso.
    Quali sono le nozioni di patrimonio, codice, informazione, messaggio, di origine antroposociomorfa?
    Senza queste domande e le risposte l’organizzazione vivente dei c.d. “nomadi globali” sarebbe inintelligibile.
    Chi lavora nelle organizzazioni internazionali, sopra citate?
    Dove, come e che cosa hanno studiato studiato?
    Sarebbe interessante vedere le radici famigliare delle persone che entrano in questo gruppo “nomadi globali”.
    Più importanti sono i trasferimenti di schemi cognitivi da un paese all’altro.
    Hanno lasciato le tracce: di idee, di concezioni, le simbiosi e le trasformazioni teoriche e pratiche dovute agli spostamenti?
    Tutto sopra mi suona un po come l’inizio dell’uso del termine multiculturalismo che fino ad oggi è poco chiaro.
    Il “nomade globale” o una persona multifocalizzata, polideminsionale, nella quale vita si trovano presenti le dimensioni delle altre persone, e nella quale la prospettiva globale offre e crea una cultura dalla moltiplicità e povera delle prospettive particolari?