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Levi’s annuncia i pantaloni composti da bottiglie riciclate

Già l'anno scorso l'azienda si impegnò con Greenpeace ad eliminare i prodotti tossici per l'ambiente e per l'uomo dalla filiera produttiva

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 06.02.2013

Le bottiglie riciclate potrebbero finire presto nei pantaloni che indossiamo. L’azienda di moda Levi’s infatti ha annunciato l’utilizzo di plastica PET, quella usata appunto per realizzare contenitori di plastica, per la realizzazione di alcuni suoi prodotti.

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La società ha annunciato per l’occasione una nuova linea di abbigliamento, che si chiamerà collezione Waste<Less (meno spreco in italiano), i cui capi saranno composti da un minimo del 20 per cento di materiale di riciclo.
 
La nuova collezione di capi Waste<Less sarà disponibile già nella linea di primavera 2013, sia per l’uomo che per la donna. I capi di abbigliamento, tra cui anche Jeans, conterranno sia bottiglie di plastica riciclate che vaschette per alimenti. In media, ogni paio di jeans comprenderà tra i 220 e i 480 grammi di plastica riciclata, e l’intera collezione utilizzerà più di 3,5 milioni di bottiglie di plastica riciclate.
 
“Con questa collezione, stiamo facendo la nostra piccola parte nel riutilizzo dei rifiuti, per realizzare qualcosa di nuovo da essi,” ha dichiarato James Curleigh, presidente del marchio Levi’s. “Non vogliamo solo ridurre il nostro impatto sull’ambiente, ma vogliamo lasciarlo meglio di come l’abbiamo trovato. Ci impegnamo a produrre oggetti utili sia per le persone che per il nostro pianeta”, ha dichiarato in una nota.
 
Dopo la campagna di Greenpeace nel 2012 in cui si accusava Levi’s, insieme ad altri grandi nomi della moda, di utilizzare prodotti tossici per l’ambiente e per l’uomo nella filiera produttiva, l’azienda già si impegnò a dichiarare di volersi liberare dalle sostanze tossiche entro il 2015, in particolare i PFC (composti perfluorinati, potenti cancerogeni con  effetti su sistema nervoso, sistema endocrino, accrescimento e sviluppo).

L’azienda si impegnò inoltre con i rappresentanti di Greenpeace a chiedere subito a 15 dei suoi maggiori fornitori in Cina, Messico e altri Paesi in via di Sviluppo, di rendere noti i dati del loro inquinamento, al più tardi entro giugno 2013. Seguiranno altri 25 fornitori principali, entro la fine del 2013. Queste informazioni permetteranno a chi vive nei pressi delle fabbriche di conoscere il reale stato di salute delle proprie risorse idriche.

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