Sono stati bloccati e denunciati dal personale del Corpo Forestale dello Stato due uomini residenti nel Lazio che erano a caccia nel Parco Regionale Sirente Velino, in cerca di coturnici, con l’ausilio di fucili calibro 12 e di due cani Setter da caccia.
Ora i due rischiano fino a sei mesi di arresto ed un’ammenda di 13.000 Euro. Un episodio simile si era ripetuto l’anno scorso nella stessa zona, sul Monte Ocre, con un’operazione simile condotta ugualmente dall’Ufficio Territoriale per la Biodiversità del Corpo Forestale dello Stato, che ha dichiarato che “intensificherà le attività di controllo dell’area amministrata, per tutelare il prezioso patrimonio di biodiversità cui è preposto”. Ma Il Parco Regionale Sirente Velino, pur ospitando specie protette, come il camoscio, l’orso marsicano, la coturnice, i grifoni ed altre, non ha un suo corpo di sorveglianza e non esistono dati sul bracconaggio, nè strategie di coordinamento per fronteggiarlo.
Nella zona in cui i bracconieri sono stati fermati si trova la popolazione più importante di coturnice, che è una specie protetta a livello comunitario, ridotta a poche centinaia di esemplari. La popolazione minacciata dai bracconieri è importante, spiegano dalla Forestale in una nota, proprio in quanto “serbatoio biologico della popolazione”.
“La principale minaccia alla conservazione della specie”, continua il comunicato, ” è considerata proprio la pressione venatoria. In base al Calendario Venatorio 2013-2014 della Regione Abruzzo ed a quello dell’Amministrazione Provinciale dell’Aquila, la caccia a tale specie è consentita soltanto con modalità particolari e in limitatissime aree, la più prossima delle quali si trova a circa 3 chilometri a Sud-Ovest del punto di accertamento del reato.”
Come l’anno scorso dunque, con l’apertura della caccia alla coturnice, i cacciatori sconfinano nell’area del parco laddove hanno più probabilità di trovare le loro prede.
Va sottolineato che l’azione che ha portato al fermo dei due bracconieri non è un’azione routinaria, e fa riflettere il fatto che ad azioni puntuali corrisponda spesso la cattura di bracconieri.
Ma qual è l’entità del bracconaggio in questo Parco Ragionale d’Abruzzo? La realtà è che nessuno lo sa. Non esistono dati condivisi e non esistono strategie condivise per combatterlo. Il Parco Regionale Sirente Velino infatti, non è dotato di guardiaparco, perchè la Regione non ha creato una legge apposita per l’istituzione di questa figura nelle aree protette regionali. Così, mentre nel Lazio le aree protette regionali hanno la loro sorveglianza, in Abruzzo no. E non stiamo parlando di un Parco di scarsa importanza. Qui quest’anno, con finanzaimenti europei, si sta reintroducendo il camoscio, è stata più volte riscontrata la presenza dell’orso marsicano, di cui dovrebbe essere areale di espansione e, citando dal sito del parco, “è accertata la presenza del 46% circa delle specie dei mammiferi della fauna italiana, il 32% degli uccelli nidificanti in Italia, il 17% dei rettili ed il 30% degli anfibi. Nel Parco sono presenti 216 specie di vertebrati delle quali 43 specie comprendono le emergenze faunistiche presenti (specie endemiche, a rischio di estinzione minacciate o prioritarie).” Insomma, un patrimonio naturale di altissimo valore.
Eppure non esiste una sorveglianza propria del Parco e quella condotta dal Corpo Forestale dello Stato non è coordinata attorno ad una strategia, tanto che non esistono dati precisi sul bracconaggio.
Dunque si plaude alla cattura dei due bracconieri, ma a riflettere un po’, la cattura appare solo come la possibile punta di un iceberg di un problema che minaccia le nostre ricchezze naturali, ma di cui nè si è a conoscenza, nè le autorità preposte sembrano particolarmente preoccupate, visto che non esiste una strategia mirata alla sua risoluzione in breve tempo.