Si chiama narco-deforestazione. E’ un fenomeno doppiamente triste perchè oltre essere legato al traffico di sostanze illegali comporta la perdita di biodiversità in quello che viene chiamato Corridoio Biologico Mesoamericano, fra Guatemala e Honduras.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Science oggi, è stato condotta da Erik Nielsen della Northern Arizona University. I ricercatori hanno fatto la scoperta per caso, monitorando la biodiversità di alcune zone. I narcotrafficanti costruiscono strade, ranch e piste di atterraggio clandestine senza autorizzazioni, ovunque, anche in aree protette. Con l’allevamento riciclano il denaro sporco.
I ricercatori non hanno dubbi: gli effetti del traffico di droga stanno lasciando cicatrici profonde su un paesaggio sensibile . “Non solo sono la società è derubata, sono le stesse foreste ad esserlo”, ha dichiarato Erik Nielsen.
Nielsen ha infatti spiegato come i trafficanti di droga stiano tagliando le foreste, spesso all’interno di aree protette, per costruire piste di atterraggio clandestine e strade, e per stabilire allevamenti di bestiame attraverso il quale riciclare il denaro sporco.
Per questo i ricercatori chiedono che le politiche che combattono il narcotraffico possano essere cambiate tenendo anche in considerazione il fatto che il narcotraffico ha conseguenze gravi sulle politiche di conservazione. La politica anti droga deve essere considerata da oggi anche come politica di conservazione .
Nielsen ha spiegato come le conclusioni riportate nell’articolo siano venute alla luce casualmente quando lui e i suoi colleghi hanno cominciato a notare la stessa tendenza preoccupante in più siti in Guatemala e Honduras. Nielsen e il suo team stavano lavorando a progetti di sostenibilità e conservazione per le comunità locali.
Ma a partire dal 2007 la deforestazione è aumentata e quando i ricercatori ne hanno cercato la causa la risposta interrogando i locali, questi hanno cominciato a parlare di narcotraffico. Secondo Nielsen questo è avvenuto perchè la caccia della polizia ai narcotrafficanti, ha spinto questi ultimi in luoghi più nascosti e meno esposti.
Ma il valore dei paesaggi che sono stati devastati non deve essere sottovalutato secondo il ricercatore, che spiega come ciò che si sta perdendo ha valore paragonabile a quello del Gran Canyon e che la perdita si prefigura come a lungo termine. Per scongiurare ulteriori perdite è necessario che la politica che si occupa di contrastare il fenomeno del narcotraffico tenga in considerazione questo nuovo fenomeno. Il problema non può essere più considerato solo a livello di conservazione, e nello stesso tempo non ci si può dimenticare che ora è a rischio una parte importante della biodiversità del pianeta.
Ora Nielsen spera di acquisire dati spaziali più espliciti sui movimenti della droga. Allora potremo analizzare il rapporto temporale e spaziale tra i nodi di traffico e la deforestazione.”
Insomma, gli scienziati dell’articolo su Science hanno promesso di continuare le loro indagini anche se le carte in tavola delle loro ricerche sono cambiate, e non poco.