Durante il secondo censimento del Nibbio reale in Italia il WWF Abruzzo ha avvistato un’ Aquila minore. L’avvistamento dell’Aquila minore può essere considerato raro in questa regione per questo periodo: sono infatti solo due o tre gli avvistamenti di animali svernanti negli ultimi 15 anni.
Quello che si è svolto quest’anno è il secondo censimento del Nibbio Reale organizzato dal CISO ( Centro Italiano Studi Ornitologici) che a sua volta coordina le diverse regioni. Il censimento, è bene precisarlo, pur rispondendo ad una normativa europea, è svolto completamente da volontari.
Nel caso dell’Abruzzo è stata la Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus (SOA), in collaborazione con il WWF e altre associazioni ed enti, ad avviare il censimento del nibbio reale, rapace che in Provincia di Chieti, nel territorio compreso tra il fiume Sangro e il Trigno, nidifica e sverna con una delle popolazioni più importanti d’Italia. Il censimento viene svolto presso le aree di dormitorio, le aree cioè dove i nibbi tornano a dormire, che sono sempre le stesse anche per decine di anni di seguito. Il Nibbio infatti, nel periodo invernale è gregario, cioè si muove insieme agli altri individui.
In occasione della prima giornata dedicata al censimento del nibbio, Tiziana Dicembre, Antonio Cecere e Alessio Massari, volontari del Centro Studi Montagna Vastese che partecipavano all’iniziativa della S.O.A., hanno avvistato e fotografato un esemplare di Aquila minore (Hieraaetus pennatus), un rapace raro in Abruzzo, dove si contano pochissime osservazioni in periodo invernale. Gli esperti ornitologi erano intenti a monitorare un gruppo di nibbi reali, nel territorio di Cupello (CH), quando hanno notato l’esemplare di aquila minore, caratterizzata da una particolare livrea bianca e nera.
L’aquila minore in Italia sverna soltanto, ma non nidifica. Gli avvistamenti più frequenti si hanno durante la migrazione, che avviene in autunno, quando esemplari provenienti da Spagna, Francia ed Europa dell’Est attraversano la Penisola Italiana ed il Canale di Sicilia, per raggiungere gli areali di svernamento in Africa. Lo svernamento in Italia è infrequente e la stragrande maggioranza delle osservazioni è relativa alla Sicilia.
L’Italia si trova piuttosto indietro riguardo all’adeguamento alle norme europee sul monitoraggio. A più di trent’anni dall’entrata in vigore della direttiva comunitaria 409/79 “Uccelli”, secondo la quale alcune specie dovevano essere monitorate, l’Italia ha approvato il primo decreto solo due mesi fa. E la sua attuazione, cioè il monitoraggio, non viene fatto dalle istituzioni, ma da volontari, il cui lavoro a questo punto si conferma come estremamente meritevole e di fondamentale importanza.
Così dichiara il presidente della Stazione Ornitologica Abruzzese Augusto De Sanctis che commenta: “L’osservazione di una specie rara come l’Aquila minore conferma l’importanza delle iniziative di monitoraggio svolte sul territorio. L’Italia è molto indietro rispetto a censimenti e ricerche sulla fauna e solo a novembre 2012 il Ministero dell’Ambiente ha varato un decreto con cui rende obbligatoria per tutte le regioni, Abruzzo compreso, la raccolta di informazioni sulle diverse specie. Tutto ciò a 30 anni dal varo della direttiva comunitaria 409/79 “Uccelli” che prescriveva l’obbligo per gli Stati Membri di provvedere ai conteggi delle varie specie. In Abruzzo la stragrande parte delle informazioni in nostro possesso sui rapaci deriva da studi svolti da volontari. Durante il censimento del Nibbio reale degli inizi del 2013 abbiamo contato 177-187 individui, in calo rispetto ai quasi 250 censiti nel 2012. Le cause possono essere molteplici, naturali o antropiche, e questi dati costituiscono la base su cui impostare studi di approfondimento per le più adeguate misure di conservazione. In ogni caso i monti Frentani sono da tempo classificati quali Important Bird Area a livello internazionale e meritano ben altra attenzione da parte dell’amministrazione regionale e di quelle locali”.
Recentemente una centrale eolica non è stata costruita, proprio a Cupello, perchè i Nibbi reali erano stati monitorati. Le pale eoliche avrebbero arrecato grande disturbo a questa specie e anche all’Aquila minore, ora è possibile affermarlo. Ma se non fosse stata accertata preventivamente la loro presenza, ora un impianto eolico avrebbe impedito ad una specie protetta da norme comunitarie di svernare in luoghi in cui torna anche da più di 15 anni.
Sembra evidente, scrive il WWF nel comunicato la valenza turistica di questa zona. Ma “territorio dall’incredibile vocazione eco-turistica, con un paesaggio che va dalla veduta della Majella, alle colline del Vastese e al mare, con presenza di flora e fauna rara, attualmente non è oggetto di alcuna progettualità integrata per valorizzare tali peculiarità.”
Bellissima la foto del nibbio rwale.
Bravo federico!!