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Sgombro e sardine utili contro l’ictus

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 02.11.2012

Secondo una ricerca condotta dai ricercatori dell’Università di Cambridge e pubblicata sul British Medical Journal mangiare pesce grasso previene rischi cardiovascolari. Gli integratori di olio di pesce, secondo la ricerca, non hanno lo stesso effetto.


Il consumo regolare di pesce ad alto contenuto di acidi grassi omega 3  è stato associato ad un ridotto rischio di malattia coronarica e le attuali linee guida consigliano di mangiare almeno due porzioni di pesce alla settimana, preferibilmente pesci grassi, come lo sgombro e le sardine. Ma prove a sostegno di un vantaggio analogo per l’ictus rimanevano poco chiare.

Così un team internazionale di ricercatori, guidato dal dottor Rajiv Chowdhury dell’Università di Cambridge e il professor Oscar H. Franco dell’ Erasmus Medical Center di Rotterdam, ha analizzato i risultati di 38 studi per contribuire a chiarire l’associazione tra consumo di pesce e rischio di ictus o mini-ictus ( attacco ischemico transitorio o TIA). Collettivamente, queste condizioni sono note come malattie cerebrovascolari.

I 38 studi hanno coinvolto circa 800.000 persone in totale, in 15 paesi ed hanno incluso pazienti con malattie cardiovascolari (studi di prevenzione secondaria), così come  persone a basso rischio e non malate (studi di prevenzione primaria). Differenze di qualità negli studi sono state prese in considerazione per identificare e minimizzare i bias (elementi distorsivi del campione).

Il consumo di pesce e di acidi grassi è stato valutato utilizzando questionari alimentari, identificando i marcatori di omega 3  nel sangue, e registrando l’uso di integratori di olio di pesce. Durante gli studi si sono verificati un totale di 34.817 di eventi cerebrovascolari.

Dopo aggiustamenti per i diversi fattori di rischio, i partecipanti che avevano mangiato 2-4 porzioni di pesce alla settimana presentavano un rischio moderato, ma significativo e inferiore del 6% di malattie cerebrovascolari rispetto a coloro che  mangiavano una o meno porzioni di pesce alla settimana, mentre i partecipanti che mangiavano cinque o più porzioni alla settimana avevano un rischio inferiore del 12%.

Un incremento di due porzioni alla settimana di pesce è stato associato ad un rischio ridotto del 4% di malattie cerebrovascolari. Al contrario, i livelli di omega 3 nel sangue e gli integratori di olio di pesce non erano significativamente associati ad un ridotto rischio.

Diverse ragioni sono in grado di spiegare l’impatto benefico del consumo di pesce per la salute vascolare, secondo gli autori. Per esempio, può essere causa di interazioni tra una vasta gamma di sostanze nutritive, come vitamine e amminoacidi essenziali che si trovano comunemente nei pesci. In alternativa, mangiare più pesce può portare ad una riduzione di altri alimenti, come la carne rossa, che sono dannosi per la salute vascolare. O un più alto consumo di pesce può semplicemente essere un indicatore di una dieta sana in generale o di un superiore status socio-economico, e essere associato ad una migliore salute vascolare.

Le differenze riscontrate tra il pesce bianco e grasso può essere spiegata dal modo in cui vengono in genere cotti (il pesce bianco è generalmente fritto).

I risultati sono in linea con le attuali linee guida alimentari che favoriscono il consumo di pesce per tutti, e l’assunzione di olio di pesce per le persone a rischio di malattie cardiache. 

In un editoriale di accompagnamento, gli autori della Divisione di Nutrizione Umana presso l’Università di Wageningen suggeriscono che anche se è “ragionevole” informare i pazienti che il consumo di una o due porzioni di pesce alla settimana può ridurre il rischio di malattia coronarica e di ictus, si sta comunque parlando di un piccolo vantaggio. I pazienti con fattori di rischio aggiuntivi, quali il diabete, ne possono però beneficiare.

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