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Aiutare gli altri allunga la vita

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 07.09.2011

Le persone che occupano una parte del loro tempo in attività di volontariato potrebbero vivere più a lungo rispetto a quelli che non lo fanno, soprattutto se il volontariato è orientato ad aiutare gli altri piuttosto che se stessi, secondo una nuova ricerca pubblicata dalla American Psychological Association.

E’ la prima volta la ricerca dimostra che le motivazioni dei volontari possono avere un impatto significativo sulla durata della vita. I volontari vivono più a lungo rispetto alle persone che non hanno mai fatto volontariato soprattutto se si tratta  di  valori altruistici o comunque di un’attitudine alle relazioni sociali, secondo lo studio, pubblicato online sull’ APA journal Health Psychology. Le persone che hanno dichiarato di fare del volontariato per soddisfazione personale avevano lo stesso tasso di mortalità, cioè 4 anni di meno, di coloro che non hanno mai fatto volontariato.

“Questo potrebbe significare che nelle persone che volontariamente aiutano altre persone, la motivazione che li spinge supera altri stress potenziali associati con il volontariato, come ad esempio i vincoli di tempo e la mancanza di retribuzione”, ha detto l’autore principale dello studio Sara Konrath,  della University of Michigan.

I ricercatori hanno esaminato i dati del Wisconsin Longitudinal Study, che ha seguito un campione di 10.317 studenti delle scuole del Wisconsin  dalla loro laurea nel 1957 fino ad oggi. Il campione è per il 51,6 per cento composto da donne, con un’età media di 69,16 anni nel 2008.

Nel 2004, gli intervistati hanno riferito se avessero svolto o meno attività di volontariato negli ultimi 10 anni e con quale regolarità. Hanno descritto le motivazioni che li hanno spinti a fare volontariato (o le ragioni per le quali lo avrebbero fatto, per coloro che non lo avevano fatto) rispondendo a 10 domande. Alcune motivazioni sono più orientate verso gli altri (ad esempio, “Ritengo che sia importante aiutare gli altri”, o “Il volontariato è un’attività importante per conoscere meglio le persone”) e alcune erano più orientate a motivazioni personali (ad esempio, “Il volontariato è una fuga dai guai di tutti i giorni”, o” Il volontariato mi fa sentire meglio con me stesso “).

I ricercatori hanno anche considerato la salute fisica degli intervistati , lo status socio-economico, lo stato civile, i fattori di rischio per la salute ( il fumo, l’ indice di massa corporea e l’uso di fumo e alcool), la salute mentale e il sostegno sociale. Molte di queste informazioni sono state raccolte nel 1992, 12 anni prima che agli intervistati fosse richiesto della loro esperienza di volontariato. I ricercatori hanno poi determinato il numero degli intervistati che erano ancora vivi nel 2008.

Nel complesso, il 4,3 per cento dei 2384 che non erano volontari erano deceduti quattro anni più tardi,  una percentuale simile a quella dei volontari defunti che avevano riportato motivazioni riferite a se stessi per il volontariato (4 per cento). Inoltre, solo l’ 1,6 per cento dei volontari, le cui motivazioni erano più concentrate sugli altri erano morti quattro anni dopo. Questo effetto è rimasto significativo anche quando si sono prese in considerazione tutte le variabili. Inoltre, gli intervistati che avevano elencato motivi sociali o valori altruistici come motivo predominante avevano più probabilità di essere vivi rispetto ai non-volontari.

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