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La mancanza di esercizio chiave per sovrappeso e obesità nei bambini

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 27.05.2010

Secondo una nuova ricerca e contrariamente alle ipotesi largamente diffuse, gli zuccheri alimentari non sarebbero il fattore trainante nell’aumento di massa corporea (BMI) i livelli nei bambini in Gran Bretagna.

Lo studio dal titolo “Tendenze nell’immagazzinamento di energia e zucchero e nell’indice di massa corporea nei bambini in Gran Bretagna tra il 1983 e il 1997”, condotto dal consulente indipendente e nutrizionista Sigrid Gibson, mette in evidenza che il BMI rilevato nei bambini è molto probabilmente dovuto al ridotto consumo di energia, piuttosto che a fattori dietetici, rafforzando il legame tra obesità e mancanza di esercizio fisico.

Il documento confronta direttamente i risultati di due studi separati: ‘Le diete degli scolari britannici’ condotto dal Diprtimento della Salute nel 1983 (Ministero della Salute 1989) e l’Indagine Nazionale su Dieta e Nutrizione (NDNS), dal 1997 (Gregory & Lowe, 2000).

L’analisi di Gibson ha trovato che l’assunzione totale di zuccheri è stata in media di 115g/giorno nel 1983, rispetto ai 113g/giorno del 1997. Ammettendo l’esclusione dei picchi massimi e minimi, i livelli di assunzione sono stati 122g/giorno (1983) e 127g/giorno (1997), con un incremento marginale e insignificante per tutto il periodo di studio. Di contro, il peso corporeo medio è aumentato significativamente nel periodo delle indagini, mostrando un aumento di 1,9 kg per 10-11 anni di età e 3,4kg tra 14-15 anni. BMI maggiore 17,9-18,6 unità nel gruppo dei più giovani, e 20,2-21,3 unità nel gruppo più anziano. Secondo questi calcoli, la prevalenza di sovrappeso (più l’obesità) è passato dal 13% del 1983 al 21-22% del 1997. Gibson ha concluso che il leggero aumento del consumo di zuccheri totali non può essere stato la causa del notevole aumento del BMI, pari a 2-3 kg durante il periodo di osservazione .

Nello stesso periodo, Gibson ha rilevato che l’assunzione media di energia (EI) è stata inferiore del 3% nel 1997 rispetto al 1983, principalmente a causa della bassa assunzione di grassi. Questo cambiamento nel consumo complessivo di energia ha fatto sì che gli zuccheri rappresentavano una quota più elevata di apporto energetico giornaliero nel 1997 (23,6% contro 22,3%), nonostante il consumo totale di zucchero è rimasto relativamente stabile. L’ipotesi avanzata è che la causa più probabile per la maggiore BMI è una diminuzione della spesa energetica.

Inoltre, Gibson ha scoperto che il metabolismo basale (BMR) è aumentato di circa il 3% delle indagini a seguito di peso corporeo superiore, e si stima che l’assunzione di energia (EI) era ancora inferiore del 6%. Gibson ha rilevato che il paradosso della crescita della massa corporea, nonostante un aumento del 2-3% nel metabolismo e un’assunzione di energia statica o in calo, stia ad indicare un calo di energia spesa.

L’analisi Gibson ha mostrato che le principali fonti di zuccheri nella dieta sono cambiate con una notevole riduzione di zucchero da tavola e piccole riduzioni  nel consumo degli zuccheri attraverso latte, biscotti e torte, controbilanciata da un aumento significativo di zuccheri consumati in bibite analcoliche e, in misura minore, in succhi di frutta e cereali per la colazione.

A conclusione dello studio, Gibson fa notare che il consumo di zuccheri totali è rimasto relativamente statico durante il periodo, fornendo una stima del 22% di energia.

Inoltre, “ci sono pochi studi che hanno valutato le tendenze nel consumo di zuccheri nel tempo e in particolare nell’arco di un periodo così lungo. I risultati dell’analisi è fortemente in contraddizione con l’ipotesi diffusa che i livelli di zucchero nella dieta sono responsabili dei livelli di obesità in aumento. Se l’assunzione di zucchero nella dieta rembra essere un dato relativamente statico, il consumo complessivo di energia mostra un declino significativo, e l’aumento dell’indice di massa corporea non può essere attribuito al consumo di zucchero.”

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  • antonello laiso scrive:

    Nella maggioranza dei casi l’obesita’ e’ di carattere ereditario, e solo una modica percentuale e’ dovuta ad una alimentazione ipercalorica,e a volte anche un alimentazione ipercalorica in soggetti non predisposti non produce obesita’.L’obesita’ si accompagna quasi sempre a una sindrome chiamata sindrome metabolica
    Solitamente la diagnosi di Sindroma Metabolica viene effettuata quando si presentano 3 o più dei seguenti disturbi:

    Obesità Centrale (circonferenza vita > 94 cm nei maschi, > 80 cm nelle femmine)
    Intolleranza al glucosio (glicemia alta)
    Ipertensione arteriosa (maggiore di 140/90 mmHg)
    Ipertrigliceridemia (maggiore di 150 mg/dl)
    Colesterolo alto (maggiore di 200 mg/dl)
    Acido Urico elevato
    L’inizio della sindrome metabolica viene solitamente indicato quando il soggetto presenta un soprappeso o un accumulo di grasso addominale superiore al valore medio per l’età e il sesso. A quel punto comincia il vero problema, poichè il sovrapeso e il grasso addominale in eccesso provocano un aumento della produzione di insulina (ormone che regola l’adeguato utilizzo del glucosio).
    L’ eccesso di grasso addominale provoca il conosciuto “fegato grasso”, cioè lo stato in cui il fegato viene coperto dal grasso e produce fino al 30% in più di glucosio , causando livelli di glicemia elevati a digiuno, spesso fra i 110 e 130 mg/dl, contribuendo cosi allo sviluppo dell’intolleranza glucidica (IGT) e poi del diabete di tipo 2.
    Gli obesi sono coinvolti in un giro vizioso in cui l’insulino–resistenza e l’iperinsulinemia possono essere sia il momento facilitante dell’iniziale sovrapeso, sia l’aggravante di una spirale soprappeso/ insulino–resistenza/iperinsulinemia/obesità/grave obesità.

    La sindrome Metabolica si tratta in diverse maniere, attraverso la terapia farmacologia, con trattamento di Metformina, e attraverso un cambio radicale dello stile di vita: alimentazione regolare e sana, ed attività fisica. Queste sono le tre chiavi per vincere questa sindrome.

    (La metformina è un farmaco che inibisce la neoglucogenesi (produzione di glucosio da parte del fegato), e riduce il rilascio epatico di glucosio. Inoltre favorisce l’utilizzo muscolare del glucosio. La sua efficacia è in parte condizionata dall’entità del soprappeso e dal dosaggio del farmaco.)

    Dieta e attività fisica: un importante cambio di vita per vivere meglio e a lungo.
    Questa sindrome è una delle malattie in cui si può meglio riscontrare il contributo positivo che hanno l’ alimentazione e l’attività fisica, anche senza trattamento farmacologico, perche è gia stato comprovato che anche se il paziente assume regolarmente i medicinali, se non segue certi parametri di buona alimentazione l’effetto della terapia non ha nessun effetto positivo.Se poi nel caso non si riuscisse solo con a dieta e l’attivita’ fisica a tenere a bada il colesterolo e i trigliceridi sono consigliate le “statine” sempre nel contesto di una dieta.
    E’ noto infatti che le persone che seguono una dieta, perdono peso, e perdono percentuali di grasso corporeo, migliorano i livelli di insulina , migliorano la resistenza alla stessa, migliorano i livelli di pressione arteriosa, migliorano i livelli di colesterolo e di trigliceridi nel sangue, e di conseguenza riducono il rischi dovuti alla sindrme metabolica