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Pollo: preoccupanti i dati su antibiotico-resistenza in Italia

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 11.03.2016

CIWF Italia Onlus denuncia gli alti livelli di antibiotico-resistenza nei polli da allevamento e con un’infografica denuncia l’informazione fuorviante dell’industria avicola che pubblicizza invece un pollo “sano e Made in Italy”.

Campylobacter

Il pollo che arriva sulla nostra tavola è un potenziale veicolo di batteri antibiotico-resistenti. E’ quanto emerge da un report del Ministero della Salute che analizza polli e tacchini degli allevamenti italiani. I dati del report sono ritenuti dalla Federazione Nazionale Ordini Veterinari, la FNOVI, come “alquanto allarmanti”. E in effetti nel report si legge che  nei campioni analizzati:

  • il 12,69% positivi alla presenza di Salmonella spp., una delle cause più frequenti di tossinfezioni alimentari nel mondo industrializzato e in Italia.
  • il 72,92% positivi alla presenza di Campylobacter spp., la prima causa di zoonosi trasmesse dagli animali all’uomo in Europa il cui numero di casi è probabilmente sottonotificato in Italia.
  • il 95,40% positivi alla presenza di Escherichia coli (un microrganismo commensale che vive in simbiosi nell’intestino, ma che in particolari condizioni può divenire un patogeno opportunista) e ad alte contaminazioni (81,33%) da E. coli produttori di ESBL/AmpC, batteri che, secondo la relazione ministeriale, “destano preoccupazione per la salute pubblica, sia per la loro capacità di trasmettere i determinanti di resistenza ai principali agenti zoonosici (Salmonella) che per le loro potenzialità di agenti patogeni opportunisti nell’uomo”.

Destano inoltre preoccupazione gli alti livelli di resistenza, anche multipla, agli antibiotici, compresi quelli di importanza critica per l’uomo. Nello specifico, ad esempio, il 90,04% degli isolati di Campylobacter jejuni ha mostrato resistenza ai fluorochinolonici e il 5,36% ha mostrato resistenza multipla.

Nel caso della Salmonella, l’83,15% dei ceppi isolati nei campioni ha mostrato resistenza ai fluorochinolonici, l’82,02% alle tetracicline (la classe di antimicrobici più venduta in Italia), il 3,37% alle cefalosporine di 3° e 4° generazione e il 78,65% degli isolati ha mostrato resistenza multipla.

Per Escherichia Coli la resistenza ai fluorochinolonici è presente nel 67,65% dei campioni, la resistenza alle cefalosporine di 3° e 4° generazione nel 6,47%. Inoltre l’80,59% ha mostrato resistenza multipla.

Infine, per gli isolati di Escherichia coli produttori di ESBL o AmpC o carbapenemasi il 95,08% ha mostrato resistenza multipla con il 64,34% di resistenza multipla a 5 o più diverse classi di antimicrobici contemporaneamente.

Secondo CIWF Italia l’uso massiccio di antibiotici è connesso con le condizioni di allevamento. Dichiara infatti Annamaria Pisapia, Direttrice dell’associazione che si occupa di benessere degli animali negli allevamenti: “L’uso eccessivo di antibiotici negli allevamenti di polli è necessario perché le difese immunitarie degli animali sono estremamente ridotte dalla selezione genetica e dalle condizioni di allevamento, tra cui le altissime densità. Il miglioramento delle condizioni ambientali da solo non basta a risolvere questo problema: solo lavorando anche sugli aspetti di selezione delle razze (optando per animali ad accrescimento più lento) e sulla riduzione delle densità sarà possibile ridurre l’uso di antibiotici e tenere sotto controllo il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, che attualmente rappresenta una vera e propria minaccia per la salute pubblica. Nessun interesse commerciale dovrebbe avere la priorità rispetto alla salute dei cittadini italiani.”

Ma per l’industria avicola le cose non starebbero così: il pollo italiano sarebbe sano ed affidabile. Per rispondere alla comunicazione edulcorata dell’industria CIWF ha realizzato un’infografica per informare correttamente i consumatori. La trovate di seguito.

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