Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista scientifica FASEB Journal suggerisce che i recettori del fattore di attivazione delle piastrine causano una maggiore adiposità e un aumento di peso e agire su tali recettori potrebbe portare a trattamenti per le malattie metaboliche.
Con il nuovo anno e soprattutto con le grandi abbuffate natalizie alle spalle, molte persone vorrebbero mettersi a dieta per perdere peso, e molti hanno la sensazione che di anno in anno diventa sempre più difficile perdere i chili indesiderati. Ora una nuova ricerca pubblicata nel numero di gennaio 2014 del FASEB Journal dimostra scientificamente che con l’età, l’attività termogenica del grasso bruno è ridotta. In altre parole, è più difficile bruciare gli accumuli di grasso bianco.
Il grasso bruno è un grasso “buono” che si trova nella parte posteriore del collo che aiuta a bruciare il grasso “cattivo”, bianco, intorno alle nostre pance. Inoltre, i ricercatori hanno anche scoperto possibile interruttore metabolico che potrebbe riattivare l’effetto del grasso bruno.
Per fare questa scoperta, gli scienziati hanno analizzato due gruppi di topi. Al primo gruppo era stato eliminato il gene del recettore del fattore attivante delle piastrine (PAFR). Il secondo gruppo era invece normale. Nei topi senza il gene PAFR hanno sviluppato uno stato di obesità più grave.
I risultati rivelano che una carenza del gene PAFR provoca una disfunzione nel tessuto adiposo bruno (BAT), che a sua volta induce lo sviluppo dell’obesità, a causa della ridotta attività termogenica del BAT (Brown Adipose Tissue: tessuto adiposo bruno).
Questo studio potrebbe chiarire il meccanismo molecolare alla base del funzionamento del grasso bruno che agisce per impedire l’obesità, e potrebbe anche portare allo sviluppo di nuovi bersagli per il trattamento di obesità e disturbi correlati, come diabete, ipertensione, malattie cardiache, cancro, infertilità e ulcere.
“Studi futuri su animali ed esseri umani potrebbero rivelare nuovi bersagli terapeutici per il trattamento di disturbi metabolici associati con l’obesità”, ha detto Junko Sugatani, un ricercatore del Dipartimento di Farmaco-Biochimica presso la Scuola di Scienze Farmaceutiche presso l’Università di Shizuoka a Shizuoka, Giappone.
“Spesso gli anziani si lamentano che devono faticare il doppio, tra dieta ed esercizio fisico, per ottenere la metà dei risultati dei giovani nella perdita di peso”, ha detto Gerald Weissmann, capo redattore della rivista scientifica FASEB Journal. “Ora abbiamo un’idea molto più chiara del perché. Il nostro grasso bruno smette di funzionare mentre invecchiamo. Purtroppo, fino a quando non viene sviluppato un modo per riattivarlo, dovremo mangiare più insalate e proteine magre, e fare più chilometri rispetto ai nostri colleghi più giovani.”