Gli scienziati dell’Università Strathclyde di Glasgow stanno mettendo a punto una tecnica basata su una nuova scoperta che potrebbe aprire la strada alla diagnosi precoce del morbo di Alzheimer nelle sue prime fasi – e potrebbe aiutare a sviluppare trattamenti immediati.
La tecnica utilizza una caratteristica fluorescenza del peptide coinvolto nell’evoluzione della malattia. Quando questa molecola, chiamata beta amiloide, inizia ad assemblarsi originando le caratteristiche placche cerebrali, questa tecnica riesce ad individuarla.
Le tecniche attuali non sono in grado di vedere il peptide quando inizia la fase di costruzione delle placche, ma riescono a rilevarle solo più avanti nella fase evolutiva della malattia. La ricerca attuale, invece, descrive un approccio che potrebbe non solo dare delle indicazioni sull’evoluzione della malattia molto prima di quanto sia attualmente possibile, ma potrebbe farlo senza il bisogno di aghi o fili.
Il morbo di Alzheimer, la forma più diffusa di demenza, colpisce attualmente molti milioni di persone in tutto il mondo (in Italia si stimano circa 500.000 malati) e attualmente non ha cura.
Il dott. Olaf Rolinski, del Dipartimento di Fisica dell’Università di Strathclyde, che ha guidato la ricerca, ha detto: “il morbo di Alzheimer ha un impatto devastante sulle persone in tutto il mondo e sulle loro famiglie, ma una delle ragioni per cui è ancora incurabile è che poco si sa su come e perché il peptide inizia a accumularsi per formare gli aggregati cerebrali di placche.
“Quando irradiato con la luce, la fluorescenza intrinseca emessa dal peptide è come una spia rossa. Abbiamo preso dei campioni del peptide e abbiamo scoperto che, quando è nella forma che costituisce le placche caratteristiche del morbo di Alzheimer, produce luce di fluorescenza che potrebbe essere raccolta con la nostra tecnica molto prima che con altri esperimenti convenzionali, come quelli che utilizzano l’aggiunta di un colorante.
“Questo approccio potrebbe aiutarci a comprendere meglio il ruolo di questi peptidi nella insorgenza del morbo di Alzheimer e a scoprire i modi in cui la malattia potrebbe essere fermata al suo insorgere. Ora vogliamo continuare la ricerca, in modo da tentare lo sviluppo di nuovi farmaci per curare l’Alzheimer a questo stadio”.