I resti di uno scheletro che potrebbe appartenere ad un umano vissuto in Nord Italia circa 30 – 40mila anni fa, potrebbero riaprire la vecchia diatriba sulla possibilità che umani appartenenti a due specie distinte, Homo Sapiens Sapiens e Neanderthal, potessero accoppiarsi e produrre prole. Le ossa scoperte in Veneto potrebbero infatti essere quelle di un ibrido tra la nostra specie e quella ormai estinta dei Neanderthal.
L’articolo è apparso recentemente su PLoS ONE. I reperti sono stati studiati a lungo dai ricercatori.
Se ulteriori analisi dimostreranno che la teoria è corretta, sarebbe una svolta storica nello studio dell’evoluzione umana. Sarebbe la prima prova infatti dell’esistenza di un ibrido Sapiens-Neanderthal, dimostrando che almeno un incontro tra le due specie c’è stato. Rimarrebbero ancora molti interrogativi: ad esempio se gli ibridi erano fertili o sterili. Già una ricerca genetica aveva stabilito che in effetti il DNA delle persone con antenati europei e asiatici potrebbe contenere tra l’1 e il 4% di codice genetico dei Neanderthal.
Il presente studio si concentra sulla mascella di un individuo, che è stato portato alla luce in un rifugio nella roccia chiamato Riparo Mezzena presso i Monti Lessini, nelle prealpi vicentine. Sia uomini di Neanderthal che esseri umani moderni si pensa abbiano abitato l’area nell’epoca preistorica di riferimento.
“Dalla morfologia della mandibola, il volto dell’uomo di Mezzena poteva apparire in qualche modo a metà tra un uomo di Neanderthal classico, con una mascella piuttosto sfuggente (senza o con poco mento), e gli esseri umani moderni, che hanno una mascella inferiore sporgente con un mento fortemente sviluppato,” ha detto la co-autrice Silvana Condemi, antropologa.
Condemi è direttore di ricerca del CNRS presso l’Università di Marsiglia. Lei e i suoi colleghi hanno studiato i resti del nostro antenato tramite l’analisi del DNA e con tecniche di imaging 3-D. Hanno poi confrontato i risultati con le caratteristiche dell’Homo sapiens.
L’analisi genetica dimostra che il DNA mitocondriale appartiene ad un individuo di Neanderthal. Questo significa che, poiché i mitocondri vendono trasmessi per linea materna, trovandosi solo nella cellula uovo e non negli spermatozoi, si può stabilire con certezza che la madre dell’ipotetico ibrido fosse una Neanderthal. I ricercatori concludono poi che la madre si è certamente accoppiata con un Homo Sapiens.
Quando l’uomo moderno è arrivato nella zona, l’uomo di Neanderthal viveva già l’area da migliaia di anni, si pensa ben 200.000 anni. Numerosi strumenti di selce, la roccia lavorata per costruire asce e punte di lancia, sono state associate all’epoca chiamata Musteriano. I manufatti si trovano tipicamente in rifugi di roccia, come appunto il Riparo Mezzena, dove gli uomini di Neanderthal hanno vissuto e attraversato diverse ere glaciali, un tempo unici dominatori dell’intera Europa.
I ricercatori hanno scoperto che, anche se l’ibridazione tra le due specie di ominidi probabilmente ha avuto luogo, l’uomo di Neanderthal ha continuato a sostenere le proprie tradizioni culturali.
Questo è un indizio interessante, perché suggerisce che le due popolazioni non si incontrarono fondendosi in un unico gruppo, ma ebbero storie per certi versi diverse e parallele. Qualcuno ha ipotizzato che la superiorità dell’Homo sapiens nella realizzazione di strumenti più avanzati, un’organizzazione sociale più complessa e forse una maggiore abilità guerriera potrebbero aver permesso all’Homo Sapiens di sopraffare l’antico abitante dell’Europa.
Oggi, secondo Condemi e i suoi colleghi, riprende vigore la teoria del “lento processo di sostituzione dei Neanderthal da parte degli invasori umani moderni, così come di altre prove della sopravvivenza, per un certo tempo, dell’identità culturale del Neanderthal.”
Reperti fossili precedenti indicano che gli esseri umani moderni vivevano in una grotta del Sud Italia già 45.000 anni fa. Gli esseri umani moderni ed i Neanderthal hanno quindi convissuto nelle stesse regioni per migliaia di anni, ma forse le nuove e continue ondate migratorie di Homo Sapiens hanno creato una pressione che sul lungo periodo è diventata insostenibile per i Neanderthal.
Si pensa che gli ultimi uomini di Neanderthal si siano del tutto estinti circa 30-35 mila anni fa.
oltre alle ondate migratorie di homo sapiens, cosa si sa riguardo alla prolificità delle due specie?
potrebbe essere questo il vero motivo della pressione demografica e magari una minore necessità di cibo rispetto al Neanderthal sicuramente più massiccio.
e riguardo all’agilità dell’ homo sapiens, credo evidente dalla conformazione ossea, poteva essere un notevole vantaggio nella caccia.