Grenoble (Francia) – Una nuova tecnologia di imaging a raggi X sta aiutando gli scienziati a capire meglio come, nel corso dell’evoluzione dei serpenti, essi abbiano perso le loro gambe. I ricercatori sperano che i nuovi dati potranno aiutarli a risolvere un acceso dibattito circa l’origine dei serpenti: se essi si sono evoluti da un tipo di lucertola terrestre o da una che visse negli oceani. Una nuova tecnica di immagini dettagliate in 3-D rivela che l’architettura interna delle ossa di un antico serpente fossile risalente al Cretaceo ricorda molto da vicino quella delle moderne gambe di lucertola terrestre. I risultati sono stati pubblicati sul numero dell’8 febbraio della rivista Journal of Vertebrate Paleontology.
Il team di ricercatori è stato guidato da Alexandra Houssaye dal Museo Nazionale di Storia Naturale (MNHN) di Parigi, in Francia, e include scienziati dell’European Synchrotron Radiation Facility (ESRF) a Grenoble, in Francia, dove è stata eseguita la tecnica di imaging ai raggi X , e l’Istituto di tecnologia di Karlsruhe (KIT), in Germania, dove è stata messa a punto una sofisticata tecnica e uno strumento dedicato a raccogliere le immagini dal fossile.
Si sono conservati e riscoperti dagli scienziati solo tre esemplari di serpenti fossili con le ossa delle gambe conservate, almeno finora. L’Eupodophis descouensi, l’antico serpente studiato in questo esperimento, è stato scoperto dieci anni fa nelle rocce risalenti a 95 milioni di anni fa in Libano. Di circa 50 cm di lunghezza complessiva, ha una gamba piccola, di circa 2 cm di lunghezza, collegata al bacino dell’animale. Questo fossile è la chiave per comprendere l’evoluzione dei serpenti, in quanto rappresenta uno stadio evolutivo intermedio tra gli attuali serventi e i loro antichi antenati, che – oggi sappiamo – non avevano ancora perso completamente le gambe ereditate dalle lucertole.
Anche se nei reperti fossili è visibile ad occhio nudo solo una gamba sulla superficie della roccia, un secondo tratto si pensava fosse nascosto nella pietra, e in effetti questa ipotesi era corretta: grazie ai raggi X è stata rivelata in dettaglio grazie alla tecnica della luce di sincrotrone.
Le immagini ad alta risoluzione 3-D indicano che questa specie ha perso le sue gambe perché crescevano più lentamente, o per un periodo di tempo più breve. I dati rivelano anche che la gamba nascosta è piegata al ginocchio e ha quattro ossa della caviglia, ma non le ossa del piede.
“La rivelazione della struttura interna degli arti posteriori dell’Eupodophis ci permette di indagare il processo di regressione degli arti nell’evoluzione del serpente”, dice Alexandra Houssaye.
“I sincrotroni, queste macchine enormi, ci permettono di vedere i dettagli di fossili microscopici, invisibili a qualunque altra tecnica senza danni a questi preziosi esemplari”, spiega Paul Tafforeau del ESRF, un co-autore dello studio.