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Il bosone di Higgs è alle strette

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 23.08.2011

LHC, vista di un tratto di galleria sotterraneaIl Large Hadron Collider torna a far parlare di sé mettendo alle corde la particella di Dio (o meglio il bosone di Higgs). I ricercatori hanno infatti presentato le ultime analisi dei dati ottenuti dai due esperimenti che ci ha tenuto sulle spine l’anno scorso, ATLAS e CMS, presentati al convegno biennale  dal nome “Leptoni-Fotoni” che si è tenuto a Mumbai, in India.

Questi risultati mostrano infatti che l’elusiva particella di Higgs, se esiste, non sa più dove nascondersi. Provare o confutare l’esistenza del bosone di Higgs, che è stato ipotizzato nel 1960 come parte di un meccanismo che conferisce massa alle particelle fondamentali, è tra gli obiettivi principali del programma scientifico dell’LHC. ATLAS e CMS hanno escluso l’esistenza di un bosone di Higgs su gran parte della regione di massa tra i 145 e i 466 GeV (gigaelettronvolt) con il 95 per cento di certezza. In altre parole il bosone, se esiste, deve essere scovato facendo scontrare particelle a maggior potenza dentro l’enorme acceleratore.

Oltre al bosone di Higgs, gli esperimenti presentano nuovi risultati in una vasta gamma di nuova fisica, grazie anche alle eccezionali prestazioni dell’LHC e alla Worldwide LHC Computing Grid, la rete di computer sparsa per il mondo che calcola i risultati degli scontri, una mole di dati enorme.

“Questi sono tempi entusiasmanti per la fisica delle particelle”, ha detto il direttore di ricerca del CERN, Sergio Bertolucci. “Nuove scoperte sono quasi assicurate nei prossimi dodici mesi. Se il bosone di Higgs esiste, gli esperimenti dell’LHC presto lo troveranno. Se così non fosse, la sua assenza indicherà la strada per nuove teorie fisiche.”

Il modello standard prevede che il bosone di Higgs sia uno di una serie di modi in cui le particelle fondamentali possono acquisire le loro masse. Secondo questo meccanismo, lo spazio è riempito con un cosiddetto campo di Higgs con particelle che interagiscono. Quelle che interagiscono fortemente con il campo hanno più massa di quelle che interagiscono debolmente, come un’auto da corsa che taglia l’aria più facilmente di un autobus.

Alla conferenza di fisica delle particelle dello scorso luglio a Grenoble, Francia, la Physical Society High Energy Physics, sia i rappresentanti dell’esperimento ATLAS che quelli di CMS hanno sottolineato che i possibili indizi del bosone di Higgs nei loro dati potrebbero essere spiegati da fluttuazioni statistiche. Ora, con ulteriori dati analizzati, l’eventualità di tali fluttuazioni è leggermente diminuita.

“Grazie alle prestazioni eccezionali di LHC, abbiamo registrato un enorme quantità di nuovi dati nell’ultimo mese “, ha detto il portavoce di ATLAS Fabiola Gianotti. “Questo ci ha permesso di fare grandi passi avanti nella nostra comprensione del Modello Standard e nella ricerca del bosone di Higgs. ”

Il portavoce di CMS, Guido Tonelli, è d’accordo: “E’ fantastico che le prestazioni di LHC quest’anno ci abbiano portato così vicini ad una possibile scoperta. Qualunque sia il verdetto finale sulla particella di Higgs, stiamo vivendo tempi molto eccitanti per tutti i soggetti coinvolti nella ricerca di una nuova fisica”.

Ma non basta. L’LHC entro l’anno quantomeno raddoppierà la quantità di dati che i ricercatori potranno analizzare per cercare le tracce della particella di Dio, che spiegherebbe finamente perché le particelle hanno massa.

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  • franco scrive:

    desidererei continui aggiornamenti e se possibile immagini su tale ergomento
    grazie