Una creatura di 66-70 milioni di anni fa, molto simile ad una marmotta, dalle dimensioni ragguardevoli rispetto agli altri mammiferi della sua epoca, scoperta recentemente, offre nuove importanti informazioni sulla evoluzione dei primi mammiferi.
David Krause, paleontologo della Stony Brook University di New York, ha diretto il team di ricercatori che ha scoperto un cranio quasi completo del mammifero, vissuto accanto ai dinosauri del Tardo Cretaceo in Madagascar.
I risultati, che portano ad aggiornare l’albero evolutivo dei mammiferi, sono stati pubblicati sulla rivista Nature il 5 novembre scorso.
“Sappiamo molto poco della prima evoluzione dei mammiferi nei continenti australi”, afferma Krause. “E questa scoperta lo sottolinea. Anche come paleontologi, era difficile capire l’insieme di caratteristiche anatomiche presenti in questo cranio”.
Il fossile appartiene ad una specie che è stata chiamata Vintana sertichi e appartiene ad un gruppo di mammiferi primitivi di cui, finora, erano conosciuti solo denti isolati e alcuni frammenti di mascella.
Il cranio, con i suoi dodici centimetri di lunghezza, è da considerarsi enorme, il doppio del più grande cranio conosciuto di qualsiasi mammifero del Cretaceo presente sul supercontinente australe di Gondwana.
Nell’Era in cui la stragrande maggioranza dei mammiferi era di dimensioni minuscole, il Vintana poteva definirsi un gigante dalle dimensioni simili a una marmotta adulta di circa 9 chilogrammi di peso. Il cranio ha forma particolare, molto profonda, e presenta grandi orbite allungate, con bordi a forma di scimitarra per l’attaccatura dei massicci muscoli masticatori.
La scoperta è stata fatta in Madagascar nel 2010 e, come spesso accade con i resti fossili, quasi per caso.
‘Vintana’, nella lingua malgascia, significa fortuna e si riferisce alle circostanze in cui Giuseppe Sertich, il ricercatore del team di Krause, ha trovato il fossile.
Sertich, ora curatore del Museo di Natura e Scienza di Denver, aveva rinvenuto un blocco di arenaria pesante 68 chili, ricco di pesci fossili.
Quando il blocco fu sottoposto alla tomografia assiale computerizzata (TAC), all’interno fu osservato qualcosa di estremamente raro, un cranio quasi completo appartenente a un mammifero sconosciuto.
Il primo a visionare le immagini fu il tecnico Joe Groenke, che per estrarre il reperto dalla matrice rocciosa e ripulirlo dalla roccia, impiegò sei mesi.
Il team di Krause condusse un’analisi completa del cranio, usando la TAC e il microscopio elettronico a scansione, rivelando così i più piccoli particolari della scatola cranica, della cavità nasale e dell’orecchio interno.
Infine, il cranio fu confrontato con centinaia di altri mammiferi fossili.
Diverse caratteristiche dei denti, le orbite, la cavità nasale, la scatola cranica e gli orecchi interni hanno rivelato trattarsi di un erbivoro dagli occhi grandi, agile, con udito e olfatto probabilmente molto acuti.
L’analisi filogenetica ha assegnato Vintana ai Gondwanatheri, un gruppo enigmatico di mammiferi dell’emisfero australe che popolarono il supercontinente di Gondwana durante il Mesozoico, strettamente correlati con i Multitubercolati, mammiferi roditori che vivevano nell’emisfero boreale.
Krause si domandò: come ha fatto questa specie ad evolversi con queste caratteristiche?
Il Madagascar era già un’isola oltre 20 milioni di anni prima della formazione degli strati in cui è stato rinvenuto il Vintana.
Alcune caratteristiche del cranio sono antiche, simili a quelle dei rettili e vengono mantenute sulla terraferma. Altre, come i denti, tradiscono la dieta erbivora, come altri mammiferi della sua epoca.
Secondo Krause, i caratteri primitivi del cranio sono da considerarsi retaggio di un’antico gruppo rimasto sull’isola dopo il distacco dal continente africano e quindi evolutosi a parte.
E’ stato questo isolamento, dalle faune dell’Africa prima, dall’Australia e dall’India poi, che ha determinato le caratteristiche di questa specie.
Secondo Zhe-Xi Luo, esperto dell’evoluzione dei mammiferi all’Università di Chicago, questa specie rappresenta il risultato dell’influenza della tettonica a zolle sulla evoluzione animale, dal momento che l’antica fauna, precedente ai Gondwanatheri, si trovò a fare i conti con lo smembramento del supercontinente.
Sull’etologia del Vintana, se sia stato notturno, se abbia deposto uova o abbia avuto anche abitudini acquatiche, al momento non si sa niente.
Per rispondere a queste domande, dovranno essere trovare altri reperti.
E questa è la grande aspirazione del dr. Krause, come lui stesso ha dichiarato.