L’analisi di un campione di roccia raccolto da Curiosity su Marte mostra un luogo – il letto di un fiume o di un lago – che anticamente avrebbe potuto sostenere microbi viventi. Gli ingredienti chimici trovati e la mancanza di caratteristiche estreme avrebbero potuto permettere a diversi microbi oggi viventi sulla Terra di sopravvivere e procurarsi l’energia necessaria per proliferare.
Gli scienziati hanno identificato la presenza di zolfo, azoto, idrogeno, ossigeno, fosforo e carbonio – alcuni degli ingredienti chimici fondamentali per la vita – nella polvere che Curiosity ha ottenuto perforando una roccia sedimentaria nei pressi del letto di un antico torrente nel cratere Gale il mese scorso.
“Una questione fondamentale per la missione di Curiosity è se Marte ha mai avuto un ambiente abitabile”, ha detto Michael Meyer, scienziato di punta del programma di esplorazione su Marte della NASA. “Da quello che sappiamo ora, la risposta è sì.”
Indizi di questo ambiente abitabile provengono dai dati restituiti dalle analisi dei campioni degli strumenti SAM e Chemin montati su Curiosity, due laboratori ipertecnologici e soprattutto automatizzati.
I dati indicano che l’area che il rover sta esplorando, la Yellowknife Bay, è stata un tempo un antico fiume o un letto di un lago, che avrebbero potuto fornire l’energia chimica e altre condizioni favorevoli alla presenza di microbi. La roccia è costituita da una grana fine e contiene minerali argillosi, solfato e altre sostanze chimiche. Questo antico ambiente umido, a differenza di alcuni altri su Marte, non era altamente ossidante, acido o estremamente salato. I pratica una sorta di Eden per eventuali microbi.
La roccia dove Curiosity ha forato per raccogliere il suo primo campione si trova in un’antica rete di canali che scendono dal bordo del cratere Gale. La roccia è a grana fine e mostra segni di sedimenti multipli, noduli e vene che testimoniano cicli di presenza di acqua e detriti.
Il trapano di Curiosity ha raccolto il campione in un sito a poche centinaia di metri dal punto in cui il rover in precedenza aveva trovato un altro alveo nel mese di settembre 2012.
“I minerali argillosi costituiscono almeno il 20 per cento della composizione di questo campione,” ha detto David Blake, ricercatore principale per lo strumento Chemin della NASA.
Questi minerali argillosi sono un prodotto della reazione di acqua relativamente fresca con minerali ignei, come olivina, anch’essi presenti nel sedimento. La presenza di solfato di calcio insieme con l’argilla suggerisce il suolo è neutro o leggermente alcalino.
Gli scienziati sono rimasti sorpresi nel trovare una miscela di sostanze chimiche ossidate, meno ossidate, e anche non ossidate. Questo significa infatti la presenza di un gradiente di energia che sulla Terra molti microbi sfruttano per vivere. Questa ossidazione parziale è osservata grazie al colore dei detriti, che sono grigi invece che rossi.
“La gamma di ingredienti chimici che abbiamo identificato nel campione è impressionante, e suggerisce abbinamenti come solfati e solfuri che indicano una possibile fonte di energia chimica per i microrganismi,” ha detto Paul Mahaffy, ricercatore principale della suite di strumenti a bordo del rover.
Un altro campione sarà utilizzato per confermare i risultati.
“Abbiamo scoperto un luogo in cui Marte un tempo poteva essere stato grigio, invece del consueto colore rosso. Questo significa che un tempo potevano esserci le condizioni favorevoli per la vita”, ha dichiarato John Grotzinger, scienziato del progetto presso il California Institute of Technology di Pasadena, in California.