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Leoni in Grecia, gorilla in Spagna. Occorre più satira per la conservazione dell’ambiente

Scritto da Paolo Ferrante il 18.08.2011

Montagne dell'isola di Creta

Montagne dell'isola di Creta. Molte nazioni sviluppate hanno perso le proprie foreste e la biodiversità conseguente. Questi declivi nudi di Creta, che una volta erano coperti di boschi di quercia prima che la gente li tagliasse (e che le capre facessero il resto, prevenendo qualsiasi tentativo di ricrescita naturale). Con una gestione accorta, queste montagne potrebbero essere riforestate

Mentre l’economia greca continua a scivolare verso il default e il clima globale continua a cambiare in peggio, una organizzazione, scrivendo alla rivista Biotropica, ha messo a punto alcune nuove risposte per entrambi i problemi. Riforestare il paese per compensare la deforestazione storica e reintrodurre animali da molto tempo estinti, come i leoni, per stimolare l’economia attraverso l’eco-turismo.

La Coalizione dei Paesi finanziariamente in pericolo con molti alberi (CoFCCLoT) – questo il titolo della organizzazione – conta anche di promuovere l’introduzione (o la reintroduzione) dei gorilla selvatici in Spagna e il ritorno delle foreste nei paesi del G8 ai livelli pre-industriali, tra i suoi suggerimenti per la sostenibilità globale.

La CoFCCLoT naturalmente non esiste. E’ soltanto una provocazione dei ricercatori Erik Meijaard e Douglas Sheil. Tuttavia, sostengono Meijaard e Sheil,  rispettivamente dell’Università del Queensland e dell’Istituto per la conservazione della foresta tropicale, le richieste di questa organizzazione fittizia sono un esempio di uso efficace della satira per colmare le lacune apparentemente invalicabili nella comprensione di questioni politicamente controverse.

I leoni una volta vagavano attraverso il sud Europa, ma sono stati eliminati completamente dagli uomini decine di migliaia di anni fa a causa della loro pericolosità e per la competizione che esercitavano sul territorio. Reintrodurli in paesi come la Grecia -provocano i ricercatori – potrebbe generare ricavi dal turismo che ne deriverebbe, qualcosa di cui oggi il paese ha estremo bisogno.

“La derisione e la satira raramente fanno parte dell’approccio scientifico, ma sono strumenti efficaci quando si tratta di sostenibilità e ambiente”, ha detto Meijaard. “Gli scienziati tendono ad affrontare i problemi usando la logica e i dati obiettivi, ignorando il contenuto emotivo e i valori soggettivi. La scienza della conservazione è particolarmente vulnerabile in quanto si tratta di valori più che di fatti”.

D’altro canto, la provocazione dei due ricercatori australiani – che non sarebbe applicabile per quanto riguarda il leone per la profonda trasformazione che ormai è avvenuta negli ecosistemi dell’Europa occidentale, porta agli occhi delle persone quanto profondamente l’uomo ha stravolto l’ambiente in cui vive, e quanto sono grosse le sfide che dobbiamo affrontare per mantenere la biodiversità che ancora è presente sui nostri territori. Pensiamo alla reintroduzione di animali scomparsi da poco in vaste aree dell’Italia o dell’Europa, come il lupo, il cervo, il camoscio, il gatto selvatico, l’aquila reale solo per citarne alcuni.

La ricchezza dell’ambiente naturale è legata a doppio filo con la ricchezza della popolazione che ci vive, come dimostrano molti esempi in giro per il mondo. Tanto per citarne uno studiatissimo, la perdita di biodiversità e di foreste di Haiti e la salvaguardia attuata nella Repubblica Domenicana, che condividono la medesima isola, sono la dimostrazione che una accorta politica di conservazione (o di recupero) porta ricchezza ad una società.

“Un uso efficace di satira e umorismo può chiarire gli ostacoli politici, sociali o etici su cui la scienza della conservazione è spesso cieca”, ha concluso Sheil. “Questi ostacoli hanno un ruolo importante nella situazione di stallo politico nel combattere problemi come il cambiamento climatico. Utilizzando la satira per forzare il lettore a considerare un problema da un’angolazione nuova e sorprendente, anche se questo angolo è ridicolo, può aiutare a colmare il vuoto di prospettive che ci circonda”.

Beh, allora potremmo allevare Orsi Marsicani e venderne la carne (sappiamo che c’è chi la comprerebbe) per finanziare la ricerca su questo animale a gravissimo rischio di estinzione.

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