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Bracconaggio per l’avorio: non c’è pace per tigri, elefanti e rinoceronti

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 23.07.2012

Rinoceronte Bianco Foto WWF

Non c’è pace, e sembra non ci sarà per molto tempo ancora, per tigri, elefanti rinoceronti. La lotta al bracconaggio di questi animali, che avviene per commerciare l’avorio delle zanne e dei corni, non sembra portare a grossi risultati, tranne che in rare eccezioni. Lo dice il WWF riunitosi con il suo Comitato permanente del CITES ( Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche) a Ginevra.

Sono 23 i paesi dell’Africa e dell’Asia analizzati dal WWF nel rapporto “Crime Wildlife Scorecard: Valutazione e applicazione degli impegni CITES per tigri, rinoceronti e elefanti”. Ognuno di questi è stato valutato con un colore, verde, giallo, o rosso a seconda della propria capacità di proteggere le diverse specie in via di estinzione vittime di bracconaggio a causa dell’avorio. Va detto a margine che anche l’Italia ha una parte di responsabilità: infatti gli oggetti in avorio vengono venduti on line anche nel nostro paese.

Il paese che meno si impegna nella lotta al bracconaggio e che merita la maglia nera è il Vietnam: l’avorio di rinoceronti e tigri viene venduto in numeri da capogiro alimentando tra l’altro la caccia in Sudafrica.
Ben 448 rinoceronti sudafricani sono stati uccisi per le loro corna nel 2011 e il paese ne ha persi ulteriori 262 nei primi sei mesi di quest’anno. Secondo il rapporto, sono molti i casi di traffico illegale che hanno visto il coinvolgimento di vietnamiti , molti sono stati arrestati o coinvolti in Sud Africa per l’acquisto illegale di corna di rinoceronte, compresi alcuni diplomatici.

“E’ tempo per il Vietnam primo fra tutti di affrontare il fatto che il suo consumo illegale di corno di rinoceronte è la causa primaria del bracconaggio diffuso di rinoceronti in Africa, e parliamo di specie in via di estinzione, e l’impegno che deve assumersi è quello di reprimerne il commercio illegale di questa specie come di tante altre. Il Vietnam dovrebbe rivedere le sue norme, le sue sanzioni e subito ridurre il mercato al dettaglio, compresa la pubblicità su Internet per il corno diffusa in quel paese”, ha detto Elisabeth McLellan, Global Programme Manager Specie del WWF.

“Il mercato del corno di rinoceronte vietnamita ha stimolato negli ultimi anni anche un traffico di corni rubati da musei o collezioni private “ dichiara Massimiliano Rocco Responsabile del Programma Specie del WWF Italia” problema che è emerso anche nel nostro paese con il furto avutosi in alcuni musei e il rischio che la criminalità arrivasse addirittura ad uccidere animali in zoo per impossessarsi dei loro corni” .

La Cina ha un ruolo nel commercio illegale dell’avorio. Infatti il rapporto dice che :”Il flusso continuo di grandi quantità di avorio illegale diretto in Cina suggerisce che l’avorio stia penetrando, cercando in questo modo di ripulirsi, in canali legali del commercio”. Lo stesso discorso viene fatto per la Thialandia.

“In Thailandia l’avorio illegale africano viene apertamente venduto nelle boutique che si rivolgono agli ignari turisti. I governi dovranno affrontare l’inquietante questione questa settimana. Finora la Thailandia non ha risposto adeguatamente alle preoccupazioni e, con la grossa quantità di avorio di origine incerta in circolazione, l’unica opzione credibile in questa fase è il divieto totale del commercio dell’avorio “, ha detto McLellan.

L’Africa ha invece un enorme responsabilità nella caccia e nel contrabbando dell’avorio degli elefanti. Basti pensare che quest’anno centinaia di elefanti sono stati uccisi in un solo incidente in un parco nazionale del Camerun. “Data l’escalation del bracconaggio degli elefanti in Africa e l’aumento dei livelli di criminalità organizzata coinvolta nel commercio, è chiaro che la situazione ora è più che mai critica e si deve porre sempre più attenzione anche ai nostri mercati europei e a quello italiano dove le offerte di oggetti in avorio o zanne sono sempre più frequenti anche sui siti online”, continua Massimiliano Rocco.

“Anche se la maggior parte dei paesi dell’Africa centrale ricevono punteggi gialli o rossi per gli elefanti, ci sono alcuni segnali incoraggianti. Il Gabon nel mese scorso ha bruciato la sua intera riserva d’avorio, per garantire che le zanne non sarebbero tornate nel commercio illegale, e il presidente Ali Bongo si è impegnato a aumentare la protezione nei parchi del paese e ad assicurare che i crimini della fauna selvatica vengano processati e mandati in prigione. Bruciare gli stock di avorio come di corni o di pelli illegali è un passo essenziale ed importante per dire un netto NO al commercio ed al consumo di queste risorse, una scelta che dovrebbero fare molti dei paesi anche occidentali coinvolti in questi traffici “, ha ribadito Massimiliano Rocco.
Ci sono anche dei paesi virtuosi: il Nepal e l’Idia. Il primo nel 2011 non ha registrato alcun caso di bracconaggio.

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