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Le acque più calde provocano disturbi respiratori alla fauna acquatica

Scritto da Leonardo Debbia il 17.03.2016

Fino ad ora il legame tra l’aumento delle temperature dell’acqua e i tassi di mortalità crescenti tra gli animali acquatici era un problema che somigliava al quesito su chi sia nato prima, se l’uovo o la gallina.

In altre parole, gli organismi stanno morendo perché non sono in grado di assorbire abbastanza ossigeno dall’acqua o non assorbono sufficiente ossigeno perché è l’acqua calda che li sta uccidendo?

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Un team di ecologisti della Radboud University, in Olanda, e dell’Università di Cardiff, Regno Unito, ha risposto alla domanda in un articolo pubblicato su Global Change Biology.

Ecco le conclusioni degli studiosi.

L’acqua calda accelera il bisogno metabolico di ossigeno degli animali a tal punto che li porta a soffrire di una difficoltà respiratoria che può essere fatale.

La Terra è in una fase di riscaldamento che coinvolge le terre e le acque di oceani, laghi e fiumi. Questa variazione delle temperature condiziona la crescita delle piante acquatiche e la decomposizione del materiale organico, processi che possono causare non poche difficoltà respiratorie agli animali acquatici.

Sono questi i risultati di un recente studio sugli effetti che l’aumento della temperatura dell’acqua e le variazioni dei livelli di ossigeno hanno sulla crescita e la sopravvivenza della vita animale nelle acque del pianeta.

“Studi precedenti prendevano in considerazione separatamente le temperature estreme testate in laboratorio e riscontrate negli studi sul campo, che erano alquanto generici”, spiega Wilco Verberk, ecologo acquatico presso la Radboud University.

Il lavoro di Verberk con il team di Cardiff è il primo a collegare gli esperimenti di laboratorio con i dati univoci compilati dall’Agenzia Inglese per l’Ambiente e le Risorse Naturali del Galles, che mette in relazione tra di loro più di 200mila misurazioni di fattori quali la temperatura dell’acqua, i livelli di ossigeno e la presenza di insetti acquatici.

Verberk e i colleghi di Cardiff hanno rilevato che la temperatura massima che gli animali possono sopportare in un ambiente di laboratorio è 3-5 gradi più bassa dell’acqua in cui siano presenti livelli di ossigeno molto bassi.

Il contemporaneo e complementare esame sul campo ha scoperto che un aumento della temperatura dell’acqua di appena due gradi ha già effetti significativi, che compromettono i livelli di ossigeno, anche se solo lievemente.

Una scarsa ossigenazione della massa d’acqua aumenta gli effetti negativi delle crescenti temperature dell’acqua, effetti che sono risultati altrettanto forti – se non più forti – in natura rispetto all’ambiente del laboratorio.

“L’acqua calda aumenta il bisogno di ossigeno negli animali ectodermi”, spiega Verberk.

“Al tempo stesso, la respirazione subacquea risulta più difficoltosa a causa della bassa solubilità dell’ossigeno e diviene più difficile, quindi, soddisfare la domanda di ossigeno degli animali acquatici.

I dati sul campo mostrano che gli effetti negativi si verificano già ben al di sotto delle temperature estreme – che in laboratorio sono letali – probabilmente perché gli organismi sono impegnati nella lotta per assorbire l’ossigeno sufficiente per la crescita e la riproduzione”.

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Efemerotteri: a sinistra Ephemera Danica; a destra Serratela ignita

Il team, per lo studio, ha preso in esame due tipi di efemerotteri, Ephemera Danica e Serratela ignita, insetti simili alle libellule degli stagni, comuni nel nord-ovest d’Europa e che sono presenti nei Paesi Bassi, specialmente nella provincia del Limburgo e nei corsi d’acqua pulita del Veluwe, la regione orientale olandese, ricca di boschi.

Insetti d’acqua come questi svolgono un ruolo importante nella catena alimentare degli ecosistemi acquatici.

“Mi aspetto che i nostri risultati possano essere rilevanti per altre specie che utilizzano le branchie per respirare sott’acqua”, conclude Verberk. “D’altronde, sono costretti ad affrontare lo stesso problema”.

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