Nella prima metà del 2016, due indicatori chiave del cambiamento climatico – la temperatura della superficie terrestre e l’estensione del ghiaccio marino artico – hanno infranto numerosi record, secondo le analisi della NASA, basate sulle osservazioni satellitari della superficie del pianeta e i dati trasmessi a terra dallo spazio.
Secondo gli scienziati del Goddard Institute for Space Studies della NASA (GISS), ciascuno dei primi sei mesi dell’anno ha registrato picchi di temperature più elevate rispetto allo stesso mese dell’anno precedente e questo è accaduto in tutto il mondo, su un arco di tempo il cui inizio data dal 1880 in avanti.
Il primo semestre è stato il più caldo del pianeta, con una temperatura di 1,2 gradi Celsius più alta rispetto alla fine del XIX secolo.
Cinque dei primi sei mesi del 2016 hanno poi fatto registrare i minimi assoluti di espansione dei ghiacci artici dall’inizio delle rilevazioni satellitari, nel 1979.
Mentre nel 2016 questi due indicatori fondamentali del clima hanno battuto tutti i record, gli scienziati della NASA affermano però che il dato più significativo resta il fatto che la temperatura globale che cresce e il ghiaccio marino che cala mantengono purtroppo questi loro trends, divenuti ormai pluriennali; tendenze che sono guidate, in buona sostanza, dall’aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera e dall’effetto serra, frutto del calore intrappolato.
L’estensione del ghiaccio marino artico, al culmine della stagione estiva, attualmente copre il 40 per cento in meno di spazio di quello occupato tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso.
Il valore minimo assoluto di questa estensione sul ciclo annuale è stato registrato nel mese di settembre, segnando il 13,4 per cento di diminuzione per ogni dieci anni.
Secondo Gavin Schmidt, direttore del GISS, a questo aumento non è ovviamente estranea l’influenza di El Nino, il noto periodico fenomeno climatico che provoca un pesante riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico Centro-meridionale. Ma, a differenza di quanto accaduto nel 1998, le temperature della superficie dell’oceano, a causa del global warming in atto, pare fossero già più calde ancor prima che El Nino apportasse il suo contributo.
Per Walt Meier, esperto di ghiaccio marino della NASA, la tendenza globale al riscaldamento è favorita dalle temperature più calde della regione artica.
“E’ stato un anno record per le temperature globali, ma le temperature elevate dell’Artico negli ultimi mesi sono state ancora più estreme”, dichiara Meier. “E’ stato questo calore, assieme a modelli meteo insoliti, a portare le estensioni di ghiaccio marino ai minimi storici”.
Di fatto, la NASA sta tenendo l’Artico come un sorvegliato speciale, sotto osservazione costante, sia da terra che dallo spazio; e proprio nello spazio è in atto l’Operazione IceBridge, una serie di misurazioni e monitoraggi delle pozze d’acqua stagnante che si formano sulla calotta di ghiaccio artico in fusione. Questi stagni, di colore scuro, assorbono più radiazione solare e accelerano la fusione del ghiaccio.
L’Operazione IceBridge, particolarmente nella regione sede della città di Barrow, in Alaska, dove sta raccogliendo dati ad una scala mai raggiunta finora, è una missione aerea della NASA che, dal 2009, viene effettuata ogni anno sorvolando con aerei dotati di strumentazioni accurate e complesse entrambi i poli, con l’obiettivo di tenere sotto controllo le coperture ghiacciate durante la stagione estiva, soprattutto in Groenlandia e in Antartide.
Recenti studi hanno mostrato che la formazione di questi stagni, che è propria della stagione estiva, può fornire utili indicazioni sull’estensione che il ghiaccio marino potrà raggiungere durante il mese di settembre.
Al tempo stesso, i ricercatori della NASA studiano sul campo l’evoluzione degli ecosistemi in Alaska e in Canada, per vedere come le foreste, i laghi, il permafrost e gli altri ecosistemi rispondano all’aumento delle temperature nella regione artica, dove il cambiamento climatico procede in maniera più veloce che in qualsiasi altro luogo del pianeta.