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Scoperta acqua calda sotto un ghiacciaio in Antartide

Scritto da Leonardo Debbia il 17.02.2020

Un team di scienziati della New York University (NYU) ha individuato e studiato, per la prima volta, la presenza di acqua calda in una zona imprevista e particolarmente delicata: sotto un ghiacciaio, in Antartide. La scoperta è allarmante e pone drammaticamente in luce la causa per cui aumenta la fusione di questa calotta di ghiaccio, sollevando preoccupazioni per la crescita del livello dei mari di tutta la Terra.

“La presenza di acque calde in questa parte del mondo, per quanto remote possano sembrare, dovrebbe servire da monito circa i potenziali, drammatici cambiamenti del pianeta a causa dei cambiamenti climatici”, sentenzia David Holland, direttore della New York University, che ha condotto la ricerca.

Le acque calde rinvenute – le cui temperature si aggirano intorno a due gradi sopra lo zero – scorrono sotto il ghiacciaio Thwaites, che costituisce una cospicua porzione della calotta glaciale antartica occidentale.

La scoperta si colloca nella parte della cosiddetta messa a terra del ghiacciaio, la zona di confine tra terraferma e mare in cui il ghiaccio transita dal substrato roccioso alla superficie marina, iniziando il galleggiamento sulle acque dell’oceano, quale parte più avanzata o ‘fronte’ del ghiacciaio.

E’ proprio qui che risiede la chiave per capire il tasso complessivo di ritirata del ghiacciaio.

Gli studiosi ritengono che la fusione del Thwaites da sola costituirebbe un impatto significativo a livello globale. Difatti, la massa di ghiaccio che potrebbe sciogliersi sarebbe delle dimensioni della Gran Bretagna e attualmente si stima che possa contribuire al 4 per cento dell’innalzamento globale del livello del mare.

Il Thwaites è considerato il ghiacciaio più vulnerabile e più significativo del mondo, in relazione al futuro innalzamento del livello globale dei mari terrestri.

In realtà, la sua fusione farebbe crescere il livello marino di quasi un metro. Un disastro di proporzioni catastrofiche per le aree costiere di tutti i continenti e le popolazioni che le abitano.

Mentre in questi ultimi dieci anni si constatava la recessione del ghiacciaio, tuttavia si ignoravano le cause che stavano alla base del fenomeno.

“Il fatto che dal nostro team sia stata scoperta acqua calda lungo una sezione del ghiacciaio nella ‘zona di messa a terra’, dove abbiamo potuto appurare che il ghiaccio si sta effettivamente sciogliendo, è una chiara indicazione che il ritiro del ghiacciaio sia ormai divenuto inarrestabile. E questo fa temere le indubbie implicazioni sul destino del livello dei mari”, osserva Holland, docente di Scienze matematiche e dell’atmosfera al Courant Institute of Mathematical Sciences della NYU.

Le misurazioni degli scienziati sono state effettuate nel mese di gennaio, dopo che il team di ricerca ha praticato nel ghiaccio un foro di accesso profondo 600 metri e largo 35 centimetri, impiegando un dispositivo di rilevamento che esamina le acque che si muovono sotto la superficie del ghiacciaio. Questo dispositivo misura la turbolenza dell’acqua, insieme ad altri parametri, quali, ad esempio, la temperatura. La turbolenza rilevata è frutto della miscelazione di acqua di fusione fresca proveniente dal ghiacciaio con l’acqua salata dell’oceano.

Si tratta della prima volta che si esamina l’attività marina sotto il ghiacciaio Thwaites con queste modalità, sia per l’accesso che per le misurazioni dei fenomeni connessi alla miscelazione delle acque sottostanti la massa ghiacciata.

Il foro è stato aperto nei giorni 8 e 9 gennaio scorsi e le acque sotto il ghiacciaio sono state esaminate nei due giorni seguenti, il 10 e l’11.

“Dalle osservazioni eseguite nella cavità oceanica della zona indagata abbiamo rilevato non solo la presenza di acqua calda, ma anche il suo livello di turbolenza e la sua particolare efficienza nella fusione del ghiaccio che sta alla base della calotta”, dichiara Aurora Basinski, la ricercatrice che ha effettuato le misurazioni.

Keith Nicholls, altro scienziato del British Antarctic Survey, ha aggiunto: “Si tratta di un risultato veramente importante, in quanto questa è la prima volta che vengono effettuate misurazioni della dissipazione turbolenta nella zona di messsa a terra della calotta glaciale antartica occidentale”.

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