I ricercatori ritengono che quanto è stato rilevato sia in parte imputabile ad un processo noto come “effetto isola di calore urbana”, che contribuisce, su scale locale, ad amplificare il fenomeno del surriscaldamento a livello globale. Le regioni che vivono una rapida espansione industriale e urbana producono grandi quantità di calore, determinando un innalzamento della temperatura e rendendo la zona più calda rispetto alle aree circostanti. Le conseguenze di questo fenomeno potrebbero essere estremamente pericolose.
Alcuni esempi: la SST del Tamigi è sempre più calda di quanto non sia nel resto del Regno Unito, mentre in Corea del Sud, in un territorio che ha conosciuto una rapida espansione industriale, sta crescendo ad un ritmo molto più elevato rispetto alla media globale. Anche Venezia è vittima dei cambiamenti climatici e dell’aumento della temperatura.
Le zone costiere globali occupano il 18 per cento della massa terrestre del mondo e si stima che 1,6 miliardi di persone vivano in queste regioni. L’urbanizzazione di tali aree è tre volte superiore alla media mondiale e la popolazione è destinata ad aumentare del 30 per cento entro il 2025, con un contestuale incremento delle infrastrutture e delle attività legate al commercio. La ricerca suggerisce che nelle regioni costiere, a maggiore densità urbana, l’incidenza dell’elevata attività umana, responsabile del riscaldamento delle adiacenti acque costiere è pari, o addirittura superiore, a quella di altri fattori (ad esempio, i gas serra).
Tuttavia, secondo il Professor Amos del National Oceanography Centre di Southampton (NOCS), la capacità di definire e prevedere i cambiamenti costieri riconducibili ad attività umane sul lungo termine è sconosciuta e la fiducia rispetto ai risultati è bassa. Questo rappresenta uno dei principali ostacoli alla pianificazione degli inevitabili mutamenti nella SST delle coste.
La Ricerca di Southampton a Venezia ha messo in luce la tensione esistente tra i benefici economici prodotti dal turismo – con 22 milioni di visitatori ogni anno, il turismo rappresenta una delle maggiori fonti di reddito per Venezia, tra le più affascinanti destinazioni del mondo – e le ripercussioni ambientali. L’analisi degli andamenti della temperatura dell’acqua di mare nella Laguna di Venezia durante i mesi invernali, ha suggerito un aumento dieci volte superiore a quello previsto a livello globale dall’IPCC (International Panel for Climate Change): si tratta di una diretta conseguenza del turismo.
Vi è un ulteriore fondamentale aspetto da considerare: migliaia di posti di lavoro, così come la stessa economia veneta, si basano sulla sopravvivenza del settore della pesca, largamente condizionato dalla temperatura delle acque marine costiere in Laguna. Un aumento della SST nella zona riduce i livelli di ossigeno, provocando danni irreparabili all’ecosistema e all’habitat marino.
I risultati dello studio, frutto di una partnership di 15 anni con la stessa città di Venezia, sono di grande importanza e hanno applicazioni in tutto il mondo. La massiccia urbanizzazione delle zone costiere, generando isole di calore urbane, rappresenta un problema enorme, in particolare per il settore della pesca e per la manutenzione delle infrastrutture costiere, le cui conseguenze devono essere affrontate con urgenza per garantire il futuro dei nostri habitat costieri
Per ulteriori informazioni sulla ricerca è possibile visitare il sito http://corpi.ku.lt/ecsa2012/?page_id=2