Nel luglio scorso un cucciolo di lupo (perlomeno così veniva definito dai giornali) è stato ritrovato da alcuni contadini a Castelfranco in Miscano, in provincia di Benevento. Il cucciolo di lupo era ferito e denutrito ed è stato curato da un veterinario, il dottor Alfredo Toriello. In attesa delle analisi genetiche il cucciolo di lupo è stato affidato ad una donna di Parma che ora ne reclama la proprietà. L’animale, che dalle analisi è risultato essere un ibrido, cioè un incrocio fra un cane e un lupo, dovrebbe, a norma di legge, secondo le associazioni ambientaliste, essere tenuto in strutture specializzate, e non tenuto in custodia da un privato.
Fortorino, così è stato battezzato l’ibrido trovato a Benevento, è stato curato dal veterinario, dirigente di una ASL in queste condizioni, in attesa che si capisse se fosse un cane o un lupo. Fra luglio e agosto, molti giornali titolavano che il lupo sarebbe stato a breve condotto al Parco Nazionale d’Abruzzo, dove avrebbe potuto ricevere le giuste cure.
Secondo Angelo Marciano, vice questore aggiunto e Comandante provinciale del Corpo forestale di Benevento, raggiunto telefonicamente da Gaianews.it, le analisi genetiche condotte dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno avevano dato un risultato di “99% cane e 99% lupo”. Perciò è stato necessario chiedere di effettuare le analisi anche presso l’ISPRA ( Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Nel frattempo, mentre si attendeva il risultato di queste seconde analisi, il veterinario Toriello non voleva più tenere l’animale nel suo giardino.
Contemporaneamente, ha riferito il Comandante Marciano, una signora di Parma presentava la propria candidatura per l’affidamento di Fortorino, ottenendolo.
Ora l’animale, che le analisi hanno accertato essere un ibrido,* cioè un incrocio fra cane e lupo, si trova presso la casa della signora parmigiana. La forestale ha revocato l’affido, ma la signora ha fatto un ricorso al TAR sulla legittimità della revoca. Il TAR ha stabilito che “Valutata l’apparente contraddittorietà dell’operato complessivo dell’Amministrazione che ha proceduto all’affidamento dell’esemplare in data 13 settembre 2013 nonostante avesse in corso richiesta di accertamenti genetici sul conto del medesimo (8 agosto 2012)”, “Considerato che, ad un primo sommario esame, non pare adeguatamente comprovata, da parte dell’Amministrazione, la riconducibilità dell’esemplare in questione alle specie animali di cui alla L. n. 157/1992;” considerato ” che la complessità delle questioni oggetto del presente giudizio non sembra compatibile con la sommarietà propria della fase cautelare rendendosi necessario un approfondimento nel merito” e per non creare ulteriori stress all’animale, l’ibrido debba rimanere presso la signora parmigiana in attesa della sentenza. La prossima discussione è fissata per il 6 novembre.
Gaianews.it ha raggiunto il portavoce del WWF Italia, Massimiliano Rocco. Massimiliano Rocco ha dichiarato: “Noi riteniamo che quell’animale non possa essere affidato ad un privato. Questi animali devono essere considerati alla stregua dei lupi, devono vivere presso centri di recupero, o centri autorizzati. Bisognerebbe stare molto attenti a come avviene l’affidamento di questi animali e a chi si affidano, perchè esistono delle norme, ad esempio la 157 del 1992, che dicono chiaramente che devono essere affidati ad un centro di recupero o ad un centro specializzato. Quindi il caso non doveva proprio essere creato. Noi chiediamo, come WWF, che quest’animale venga considerato come appartenente alla fauna italiana. Oggi bisogna ripristinare la legge, quell’animale deve essere portato via e consegnato alla struttura in grado di gestirlo adeguatamente. Vorremmo che la magistratura adottasse una particolare attenzione nei confronti di questi aspetti perchè qui non si tratta di uno o due animali. Bisognerebbe cominciare a sentire gli esperti in questo campo, ma quelli veri.”
La nuova proprietaria ha dichiarato invece: “Colgo l’occasione per invitare le stesse (associazioni ambientaliste ndr.) ad approfondire la questione relativa all’ibrido in quanto l’animale di cui si tratta, oltre a non sussistere alcuna prova sulla sua provenienza dallo stato selvatico (c’è un’indagine in corso presso la Procura della Repubblica del Tribunale competente) che anzi risulterebbe alquanto dubbia e per nulla certa, non può certo dirsi cresciuto in un branco in quanto dati certi e documentati comprovano che il medesimo sia stato detenuto nel giardino di un’abitazione privata dall’età di poco meno di due mesi – peraltro legato ad una catena lunga poco più di un metro – fino a quando non è stato dalla sottoscritta prelevato da quella indigente situazione e trasferito presso la propria residenza su autorizzazione della Forestale.”
Il fenomenomeno dell’ibridismo, come accennato da Massimiliano Rocco, è molto diffuso in Italia e pone problemi molto seri riguardo alla conservazione del lupo, il cui genoma potrebbe perdersi per sempre dopo milioni di anni di selezione naturale, e alla relazione fra lupo e uomo. Per questo, a proposito, è stato avviato da qualche mese un apposito progetto europeo, IBRIWOLF.
*Ultima modifica ore 12,31 del 31 gennaio 2013. L’animale è un ibrido, cioè un incrocio fra cane e lupo, ma non si conoscono dati sui suoi genitori, cioè non sappiamo se fossero cani, lupi o ibridi a loro volta.