Gaianews

Farmaci nelle acque: pesci più aggressivi hanno impatto sugli ecosistemi

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 16.02.2013

Sono gli scienziati dell’Umeå University in Svezia, a lanciare l’allarme attraverso la rivista Science, sull’effetto dei farmaci che scarichiamo nelle acque possono avere sui pesci. Alcuni pesci infatti, secondo gli scienziati, starebbero sviluppando particolari comportamenti che sarebbero causati proprio dai farmaci che gli essere umani sversano in mare attraverso gli scarichi. E il fenomeno avrà, secondo gli esperti, un impatto sugli ecosistemi.

Antidepressivi_ pesci

I residui dei farmaci che noi utilizziamo, e che in piccola parte finiscono giù per gli scarichi e arrivano al mare, sono stati ritrovati molto spesso nelle piante. Ma ora gli scienziati pensano che abbiano degli effetti anche sui pesci che diventano più aggressivi, meno timorosi e mangiano più in fretta, con delle necessarie conseguenze sull’ecosistema.

Ad  esempio i ricercatori hanno studiato cosa succede al pesce persico, che normalmente non è affatto un pesce aggressivo: se si sciolgono in acqua piccoli quantitativi di un antidepressivo, il pesce diventa più coraggioso e intrepido. inoltre l’antidepressivo, lo Oxazepam, renderebbe i pesci meno sociali. Il pesce persico generalmente caccia in gruppo, ma con l’antidepressivo sceglie spesso di andare a cercare cibo da solo.

I ricercatori hanno inoltre visto che i pesci, sotto l’effetto del medicinale, mangiano più in fretta, e anche questo è un comportamento che avrà degli effetti sugli ecosistemi.

“Stiamo andando a esaminare quali conseguenze potrebbe avere. Nelle acque dove i pesci cominciano a mangiare più velocemente questo può influenzare la composizione delle specie, per esempio, e in ultima analisi, portare ad effetti imprevisti, come un aumento del rischio di fioritura algale “, afferma Tomas Brodin.

Residui di Oxazepam sono stati trovati, ma anche di altri medicinali sia nel mare svedese che in altre parti del mondo. E si calcola che il consumo di medicinali continuerà a crescere. Per questo è necessario monitorare gli effetti per cercare una corretta gestione degli eventuali impatti sugli ecosistemi.

“La soluzione al problema non può essere fermare l’uso dei medicinali sulle persone malate, ma provare a sviluppare piante che siano in grado di depurare le acque dai medicinali che sono pericolosi per l’ambiente”,  ha spiegato  il chimico ambientale Jerker Fick.

Gli autori ci tengono a precisare che questo studio è uno dei primi in questo ambito e che sono necessarie altre ricerche sia in Svezia che in altre parti del mondo, prima di riuscire a disegnare un quadro chiaro del problema e ipotizzare quindi delle soluzioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA