di Roberto Rizzo
Inquinamento atmosferico, grandi spazi di suolo pubblico occupati dai veicoli, lunghe code in autostrada o in città, tanti minuti persi per cercare parcheggio. Sono solo alcune delle conseguenze negative che nascono da un utilizzo eccessivo dell’auto. Nessuno rimpiange l’epoca delle carrozze trainate dai cavalli (tranne forse le comunità degli Amish nell’Ohio), però sono in tanti a sognare città a misura di pedone, bambino e ciclista e c’è da chiedersi se l’auto con motore a combustione interna sia ancora la risposta giusta al nostro bisogno di mobilità.
Un’auto di medie dimensioni pesa tipicamente dalle 15 alle 20 volte in più rispetto ai viaggiatori che trasporta, sfrutta per il movimento solo il 3% dell’energia chimica contenuta nel petrolio estratto, viene usata per poco più di un’ora al giorno e per il resto del tempo rimane parcheggiata occupando quasi sempre gli spazi pubblici, permette delle autonomie di viaggio di centinaia di chilometri che percorriamo pochissime volte l’anno, raggiunge velocità ben superiori ai limiti di legge quando la velocità media delle nostre città arriva a malapena a 15 km/h, è fra le principali cause di emissione di gas serra (da solo il trasporto automobilistico contribuisce al 14% rispetto al totale in Europa). Ce n’è abbastanza per chiederci se non sia il caso di basare su altri mezzi il nostro modo di muoverci.
Che cos’è l’auto ecologica?
Se vogliamo fare un identikit di auto ecologica, dobbiamo partire dal sistema di propulsione: usare delle fonti di energia pulite al posto dei combustibili fossili è un elemento fondamentale. L’auto elettrica, da ricaricare a casa o tramite le colonnine per strada, oggi, in linea di principio, lo consente. La tecnologia dell’auto elettrica ha fatto un salto tecnologico rilevante grazie alle batterie a ioni di litio, che raggiungono una densità di energia più che doppia rispetto alle tipologie di batterie precedenti. Ma quello della propulsione non è l’unico fattore da considerare. Un’auto ecologica deve essere realizzata in materiali leggeri, che garantiscano allo stesso tempo la sicurezza degli occupanti in caso di shock, e facilmente riciclabili a fine vita.
Le principali tipologie di auto ecologica
Ormai le auto ibride, veicoli con un motore termico e uno o due motori elettrici, sono una realtà commerciale consolidata, come anche le auto a gas e gpl: in Italia sono in circolazione un milione e mezzo di auto a gpl e mezzo milione a metano. Stanno entrando in commercio proprio in questi mesi diversi modelli di auto elettriche pure oppure quelle ibride plug-in, che montano a bordo il caricabatteria e possono quindi essere ricaricate proprio come un’auto elettrica. A breve si potranno acquistare anche auto ibride range-extended plug-in, una tecnologia interessante per la transizione verso l’elettrico puro: il veicolo è elettrico in tutto per tutto ma con un motore termico limitato in potenza, che si attiva soltanto quando le batterie elettriche si stanno scaricando per fornire quell’autonomia che in caso contrario mancherebbe.
Per l’auto a idrogeno ci vorranno ancora diversi anni di ricerca soprattutto nel campo delle celle a combustibile, che sono apparecchi ancora troppo fragili, costosi e con una durata limitata per una piena commercializzazione. Per quanto riguarda i combustibili prodotti dalle piante, i cosiddetti “biocombustibili”, sono senz’altro interessanti quelli prodotti dalle micro-alghe (biocombustibili di terza generazione), che non entrano in competizione con la produzione alimentare e non favoriscono la deforestazione o comunque il consumo di aree delicate dal punto di vista ambientale. I biocombustibili da micro-alghe potrebbero rappresentare il combustibile più pulito dei motori termici delle auto ibride range-extended.
Uno dei progetti più interessanti di auto elettrica di nuova generazione è invece in fase di realizzazione dal Massachusetts Institute of Technology (Mit) che ha progettato un’auto da città a due posti elettrica pura che pesa soltanto 450 chili e percorre più di 40 chilometri con l’equivalente di un litro di benzina. Monta quattro motori elettrici nelle ruote. Ogni ruota contiene anche il sistema di controllo dello sterzo e delle sospensioni ed è controllata elettronicamente in maniera indipendente dalle altre. Ciò fa sì che l’auto possa ruotare intorno al proprio asse e possa essere parcheggiata parallelamente ai marciapiedi senza fare manovra, ma muovendosi di lato. L’ingresso nell’auto e la fuoriuscita possono essere effettuati di fronte, mentre la parte posteriore dell’auto è riservata ai bagagli. Le auto ecologiche che useremo in futuro in città assomiglieranno molto a quella sviluppata dal Mit.
Roberto Rizzo, autore di Guida all’auto ecologica, Edizioni Ambiente, è un giornalista scientifico che si occupa principalmente di tematiche energetiche e ambientali. Ha scritto i libri: “Salvare il mondo senza essere Superman” (Einaudi, 2005; prefazione del giornalista Mario Tozzi), tradotto in Francia da Editions Belin (“Sauver le onde sans etre Superman”, 2006); “La casa intelligente” (Muzzio Editore, 2007); “Energia verde in Italia (Edizioni Ambiente, 2009); “Guida all’auto ecologica” (Edizioni Ambiente, 2010). È esperto per i temi energetici della trasmissione televisiva di Raitre “Geo&Geo” e collabora con la rivista Newton e con il portale web Lifegate. Dal 2003 è coordinatore di redazione delle riviste FV-Fotovoltaici e Wind Energy, pubblicate da Artenergy Publishing, principale casa editrice italiana del settore delle fonti rinnovabili. Dal 2002 al 2006 è stato coordinatore delle sezioni sui musei scientifici italiani ed europei e sugli “Highlights INFM” del portale di divulgazione scientifica INForMando (http://informando.infm.it) dell’Istituto Nazionale di Fisica per la Materia (INFM). È stato redattore di “Energia in Gioco” (2002-2003), progetto didattico sulla produzione, la vendita e la distribuzione di energia elettrica rivolto a tutte le scuole elementari, medie e superiori italiane. Ha collaborato all’organizzazione della mostra “Energia 2001” al Museo di Scienze Naturali di Trento (2001). Ha lavorato come ricercatore in Fisica al CERN (Centro Europeo di Ricerca in Fisica delle Particelle) di Ginevra dal 1994 al 1998. Ha partecipato in qualità di relatore e/o moderatore a numerosi convegni e corsi, in Italia e all’estero.