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L’Europa salvi le perle della biodiversità in Italia

Scritto da Valeria Gatti il 08.06.2013

Degrado ambientale italiano. Dalle aree carsiche del Friuli Venezia Giulia alla Foce del Fiume Verdura in Sicilia, le immagini del progressivo decadimento ambientale. “Le Regioni garantiscano valutazioni d’Incidenza adeguate e il monitoraggio della rete Natura 2000 in Italia” questa la richiesta di Wwf e Lipu inviata alla Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea. Le due associazioni, stanche delle mancanze italiane, chiedono in questi giorni aiuto all’Europa per preservare siti di importanza globale.

 

Parchi

Wwf Italia e Lipu chiedono aiuto all’Europa per preservare il territorio italiano. Una richiesta che è anche un monito e una denuncia. Ciò che le associazioni desiderano è che l’Italia rispetti la Direttiva comunitaria Habitat, direttiva per cui dovrebbe essere adeguatamente tutelata la rete Natura 2000. Un grido che protegge e mira al monitoraggio di zone speciali e di importanza comunitaria, che denuncia lo stato di progressivo degrado di cui sono vittime. Portavoce di una situazione che accomuna varie regioni, dal nord al sud dello Stivale: si tratta infatti del primo caso di “denuncia trasversale”, che non riguarda cioè un singolo sito ma la quasi totalità delle aree italiane in pericolo.

La richiesta avanzata qualche giorno fa dalle associazioni è accompagnata da un reportage fotografico che mostra l’effettivo stato delle aree in questione (danni subiti da 37 siti della rete Natura 2000 italiana,) e da un Dossier inviato alla Commissione Europea. Le foto del “prima” e del “dopo” raccontano la storia di luoghi quali il Carso, il Parco Magra, le steppe del Gargano e di Manfredonia, immagini di fiumi e torrenti, come il Simeto e la foce del fiume Verdura in sicilia, la sughereta di Niscemi e le steppe pedegarganiche. Ma sono anche storie di animali quali il grillaio, la moretta tabaccata, il pollo sultano e il capovaccaio. Una minaccia anche per specie di uccelli di grande valore conservazionistico, classificati da BirdLife International “Spec 1”, ossia minacciate a livello globale; ma anche per altri vertebrati in pericolo come la testuggine palustre (Emys orbicularis) o l’ululone appenninico (Bombina pachypus) tra rettili e anfibi, piuttosto che particolari specie di pipistrelli come il rinolofo minore (Rhinoluphus hipposideros) o il barbastrello (Barbastrella barbastrellus) per cui le aree di rete Natura 2000 sono determinati per la loro tutela.

Il Dossier che le associazioni presentano alla Commissione Europea riporta “Valutazioni d’Incidenza adeguate e il monitoraggio della rete Natura 2000 in Italia”. Cosa significa? Lo spiegano direttamente le associazioni “Avviare una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per garantire il pieno rispetto della Direttiva comunitaria Habitat, tutelando adeguatamente la rete Natura 2000 italiana in progressivo degrado e rilanciando il monitoraggio dei Siti di importanza comunitaria e delle Zone di protezione di speciale”, è la richiesta congiunta di WWF Italia e LIPU-BirdLife Italia inviata alla Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea per arginare l’assalto indiscriminato ai beni naturalistici tutelati formalmente da norme comunitarie che, di fatto, non vengono adeguatamente applicate dalle Regioni italiane. Come comunicano dai rispettivi siti, attualmente sono infatti del tutto assenti, carenti o errate le “Valutazioni d’Incidenza”, ovvero le valutazioni che i Governi regionali, in base alle norme UE, dovrebbero garantire per valutare l’impatto degli interventi (piani, progetti o attività) su habitat e specie delle aree europee di maggior pregio naturalistico.

Le due associazioni ambientaliste rammentano che nel nostro Paese ci sono in tutto 2.299 Siti d’Interesse Comunitario (SIC), di cui 27 già designati come Zone Speciali di Conservazione e 609 Zone di Protezione Speciale (ZPS). Tali siti sono protetti dalla Direttiva Uccelli e dalla Direttiva Habitat, introdotte dall’Unione Europea per proteggere il patrimonio di biodiversità in Europa. “L’auspicio è che la Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea contribuisca a far prevalere la tutela dell’ambiente e della biodiversità nei casi in cui questi vengano minacciati da interessi speculativi, per un’opera di effettiva e maggiore tutela della risorsa ambiente – affermano in una nota congiunta WWF e LIPU – Chiediamo alle Regioni italiane di applicare rigorosamente ciò che stabilisce, a tutela della biodiversità, il regolamento attuativo per il nostro Paese della Direttiva Habitat (Dpr 357/97) e al Ministero dell’Ambiente indirizzi severi per la corretta applicazione della Valutazione di Incidenza. “La Valutazione d’Incidenza – proseguono WWF e LIPU – deve servire a condurre un’istruttoria completa ed esaustiva degli effetti degli interventi che riguardano la rete Natura 2000 e ad esprimere un parere coerente con gli obiettivi di conservazione per i quali è stato istituito un determinato sito. Inoltre – concludono le Associazioni – chiediamo maggiore evidenza pubblica delle procedure di Valutazione di Incidenza”.

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