Difficile dimenticare le immagini – peraltro ancora purtroppo attuali – della Costa Concordia incagliata a largo dell’Isola del Giglio, nel bel mezzo del Santuario dei Cetacei. Il WWF presenta un dossier per agire sulla protezione delle aree ad alto valore naturalistico del Mediterraneo e in cui presenta le maggiori criticità da tenere monitorate: le rotte marittime e la presenza di petrolio ed olio combustibile in mare.
Il Decreto ‘Anti-Inchini’, dopo il naufragio della nave da crociera Costa Concordia, deve essere “solo il giro di boa per l’azione del Governo a tutela del mare”, si legge nel comunicato del WWF. Tra le proposte ci sono zone off-limits e regole più severe per la navigazione nelle aree sensibili, oltre che la garanzia a partire dal 2013 di fondi per la ‘flotta antinquinamento’.
Per tenere la giusta rotta nella tutela del Mediterraneo – continua il comunicato -, prevenendo e contenendo l’impatto provocato dal traffico marittimo sul mare nostrum, occorre agire su vari fronti tra cui: regolare la navigazione nel Santuario internazionale dei Cetacei (circa 25.573 kmq frequentati abitualmente da 8 specie di cetacei, che solo pochi mesi fa è stato tragico scenario dell’incidente della Costa Concordia e dove l’unico divieto attualmente vigente riguarda le gare di barche veloci off-shore) e anche al di fuori delle Aree Marine Protette d’alto mare, in tutte quelle zone in cui la biodiversità e il capitale naturale sono più preziosi; perfezionare gli accordi con Francia e Spagna relativi alla Zona di Protezione Ecologica (ZPE) del Mediterraneo nord-occidentale, del Mar Ligure e del Mar Tirreno, rendendo effettive le misure di protezione dell’ambiente valide sino a 200 miglia dalle linee di base della costa italiana; stabilire regole più severe per il passaggio nello Stretto delle Bocche di Bonifacio, eletto nel 2011 dall’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) prima Area Marina Particolarmente Sensibile (PSSA) del Mediterraneo, dove navigare è pericoloso e al momento consentito solo se affiancato da un pilotaggio ‘raccomandato’ (ovvero un pilota locale che affianca il comandante se richiesto da quest’ultimo) per le navi con carichi pericolosi; chiedere garanzie agli armatori per lo svolgimento di corsi i formazione periodici e permanenti per gli ufficiali e gli equipaggi sulla normativa internazionale, comunitaria e nazionale in materia di prevenzione dell’inquinamento e di sicurezza nel trasporto via mare; garantire a partire dal 2013 (quando saranno insufficienti) i fondi per la flotta per il contrasto dell’inquinamento marino da idrocarburi e l’attività di vigilanza ambientale in alto mare delle Capitanerie di Porto.
“Il WWF Italia si augura che il cosiddetto Decreto ‘Antinchini’ emanato lo scorso marzo a seguito dell’incidente all’Isola del Giglio – che stabilisce il divieto di navigazione in una fascia di 2 miglia marine dai perimetri esterni dei parchi costieri e delle aree protette nazionali, marine e costiere – sia solo il ‘giro di boa’ dell’azione del Governo per garantire rotte sicure di navigazione compatibili con la tutela dell’ambiente marino, delle specie che lo abitano e dei passeggeri che lo attraversano. Un obiettivo perseguibile anche mediante la piena applicazione della ricca normativa nazionale e internazionale già disponibile e il rafforzamento degli accordi tra gli Stati costieri”, afferma Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia.
“Oltre a regole e norme più stringenti per rotte sicure, la tutela dell’ambiente marino va perseguita garantendo la sostenibilità di tutti i trasporti marittimi, a cominciare dai porti e dalle infrastrutture connesse, dove le navi effettuano ad esempio attività quali il conferimento dei rifiuti o il rifornimento di carburante, fino alla costruzione di navi ecocompatibili e tecnologicamente all’avanguardia, grazie anche a interventi di messa in efficienza energetica, così da ridurre le emissioni inquinanti.”, aggiunge Marco Costantini, Responsabile Mare del WWF Italia.
E oggi, come tassello di fine estate della Campagna Mare dedicato ai giovani, anche il WWF ‘salpa’ da Trieste con la regata “L’Italia in Barca a Vela: il Mare che Unisce”, organizzata dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca in collaborazione con la Federazione Italiana della Vela (FIV), la Lega Navale Italiana ed il Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera, che vedrà la presenza di esperti WWF a bordo e in banchina in diverse tappe (Trieste, Giulianova, Policoro in Basilicata, Reggio Calabria, Roma, fino a Genova il 9 ottobre) con lezioni di educazione ambientale per promuovere la tutela dell’ambiente e delle specie marine e le pratiche del ‘navigare sostenibile’.
MEDITERRANEO: UNO SCRIGNO DI BIODIVERSITA’ MINACCIATO DA INCIDENTI E SVERSAMENTI. Il Mar Mediterrano (2,5 milioni di kmq per 3,7 milioni km³ e circa 46,270 di km di costa) è uno scrigno di biodiversità che vanta il 25% di specie endemiche (cioè animali e piante che vivono esclusivamente in quest’area, secondo nel mondo solo ai Tropici per l’importanza delle sue risorse naturali e in cui convivono 150 milioni di abitanti e da milioni di turisti, che si stima nel 2025 arriveranno rispettivamente a 220 milioni e 350 milioni. Su questo ‘bacino di tesori naturalistici’ grava un ‘ondata’ di traffico di merci (3,6 miliardi di tonnellate di beni movimentati nel solo 2010, +5,6% dell’anno precedente), trasporto di petrolio, per un totale di 9 milioni di barili ogni giorno, pari al 20% del greggio trasportato in tutto il mondo, di cui la metà scaricati nei soli porti petroli italiani (14 gli scali petroliferi, di cui Genova, Trieste e Venezia quelli principali; 9 le raffinerie sulla costa: Marghera, Falconara, Taranto, Livorno, Augusta, Priolo, Milazzo, Sarroch e Gela) e incidenti causa di sversamento in mare di idrocarburi (ben 27 per uno sversamento complessivo di 270mila tonnellate dal 1985 al 2010) di cui l’Italia detiene il triste primato per il greggio versato nei principali incidenti succedutisi negli ultimi 25 anni e, complessivamente, sono 2000 gli incidenti e 2447 le unità navali coinvolte (prevalentemente navi traghetto e passeggeri) che si sono succeduti nelle nostre acque territoriali in 10 anni (dal 2001 al 2010), come documentato in un recente studio del Ministero dei trasporti. Tra i più recenti, vanno ricordati, oltre a quello della nave da crociera Costa Concordia presso l’Isola del Giglio il 13 gennaio 2012, preceduto dall’incidente occorso il 17 dicembre 2011 alla nave commerciale della compagnia Grimaldi, che ha perso in mare 198 bidoni di sostanze pericolose, e seguito il 10 marzo 2012 dall’incagliamento di una nave cisterna sugli scogli del siracusano e il 17 marzo2012 di una nave portacointener a Ganzirri-Messina.
Insieme alla rete di merci e idrocarburi trasportati, vanno considerate le infrastrutture connesse: 750 porti turistici e 286 commerciali, 13 impianti di produzione di gas e 180 centrali termoelettriche per una movimentazione complessiva di 2mila traghetti, 1500 cargo, 300 navi cisterna e centinaia di imbarcazioni commerciali per un totale di 200mila transiti ogni anno.