In occasione della Giornata mondiale del suolo, di domani 5 dicembre, una coalizione di associazioni ambientaliste scrivono al Ministro dell’Ambiente Corrado Clini per parlare della messa in sicurezza del nostro Paese. Si tratta di qualcosa che ci riguarda molto da vicino e ce ne accorgiamo purtroppo solo quando veniamo coinvolti personalmente, con lutti e gravi perdite. Mentre sono decisamente insufficienti, secondo le associazioni, i fondi stanziati, è necessario vigilare sul consumo del suolo, devastato da 3 condoni a partire dal 1984, che hanno reso possibile la devastazione di migliaia di ettari di territorio.
Dall’ottobre del 2009 il Paese, secondo le associazioni, vive in una costante emergenza, (nell’ottobre 2009 il disastro di Giampilieri e Scaletta Zanclea, nel novembre 2012 l’allagamento della Maremma): questo il punto di partenza da cui si snodano le osservazioni di Club Alpino Italiano, FAI – Fondo Ambiente Italiano, Italia Nostra, Legambiente, Touring Club Italiano, WWF. Le associazioni, insieme, rappresentano un milione di italiani, e chiedono al Ministro “La messa in sicurezza del Paese”. Per fare questo le associazioni chiedono “che venga istituito un tavolo di confronto permanente, presso la Presidenza del Consiglio, tra le amministrazioni competenti, le organizzazioni della società civile e le associazioni scientifiche e professionali perché siano garantiti fondi adeguati per le attività di prevenzione e di intervento sull’emergenza, il coinvolgimento delle popolazioni e il coordinamento degli interventi.”
Dopo che il Ministro Clini ha chiesto il 19 novembre scorso al Commissario europeo sul Clima Connie Hedegaard e al Commissario Europeo per l’Ambiente Janez Potocnik di portare fuori del Patto di Stabilità i 40 miliardi di euro che dovrebbero servire per attuare la “Strategia nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici e la sicurezza del territorio”, che dovrebbe essere approvata in CIPE entro il dicembre 2012, le associazioni hanno chiesto un incontro con il Ministro.
Questo perchè “a fronte di un impegno di 2,6 miliardi di euro l’anno per traguardare in quindici anni i 40 miliardi di euro, previsti per finanziare la Strategia di largo respiro annunciata dal Ministro Clini, nella Legge di Stabilità 2013, non ci sono nemmeno i soldi sufficienti per gestire le emergenze: al Fondo per la Protezione Civile il prossimo anno vengono destinati 79 milioni di euro, con un taglio di 100 milioni di euro rispetto a quanto stanziato nel 2009 (anno di inizio della emergenza permanente). Una cifra che costituisce solo il 2,6% dei 2,6 miliardi di euro l’anno che si ritengono necessari per fare interventi urgenti preventivi di manutenzione del territorio e di adattamento ai fenomeni estremi, sempre più frequenti.”
“Il rischio idrogeologico” dicono le associazioni “riguarda l’82% (6.633) dei Comuni italiani, come documentato nell’indagine “Ecosistema rischio 2011” di Legambiente e della Protezione Civile, che raccoglie le risposte di 1500 Comuni sulle attività di prevenzione: l’82% ha risposto di avere piani di emergenza, ma solo il 33% svolge attività di informazione e il 29% esercitazioni di protezione civile che coinvolgano la popolazione.
E ancora, non la prevenzione non si fa solo con i piani, ma anche preservando il poco suolo che ci è rimasto Ai ritmi attuali,spiegano le associazioni, il consumo del suolo, mangerà 75 ettari al giorno nei prossimi 20 anni, in una situazione peculiare del nostro Paese nel quale, come documentato nel dossier “Terra rubata” del FAI e WWF, non si può tracciare un cerchio di 10 km senza intercettare un insediamento urbano.
In questo senso non stati certo d’aiuto i 3 condoni del 1984, 1994 e 2003 che hanno fatto emergere dal 1948 ad oggi 4,6 milioni di abusi edilizi, 75.000 l’anno e 207 al giorno, e registrare la costruzione di ben 450.000 edifici abusivi, per un totale di 1.700.000 alloggi abusivi abitati da circa 6 milioni di abitanti.