Gli oceani svolgono un ruolo di fondamentale importanza nel mantenimento dell’equilibrio climatico del pianeta: essi infatti assorbono il calore, restituendolo poi alla Terra attraverso l’atmosfera e le correnti marine, e catturano una parte dei gas presenti nell’atmosfera (mangrovie, praterie sottomarine, paludi intrappolano le emissioni nocive e sono per questo ecosistemi essenziali). In altri termini, rappresentano un efficace (nonché redditizio) sistema di cattura e stoccaggio del carbonio. Alla luce dei più recenti studi, sembra che i nostri oceani, il cui stato di salute è già seriamente compromesso, siano in grave pericolo.
© Stefan Doerr, Swansea University
Un team internazionale di ricercatori guidato da Thorsten Dittgar (dell’Istituto Max Planck di microbiologia marina di Brema) e Rudolf Jaffé (del Centro di Ricerca Ambientale dell’Università di Miami) ha dimostrato che il carbone non rimane intrappolato nel terreno. Contrariamente a quanto si è sempre creduto, il carbone viene trasportato dai fiumi fino al mare aperto, entrando così nel ciclo del carbonio. I ricercatori hanno analizzato 174 campioni di acqua provenienti da fiumi di tutto il mondo – l’Amazzonia, il Congo, lo Yangtze…- e da siti artici, dimostrando che il carbone solubile rappresenta il dieci per cento della quantità totale di carbonio organico disciolto.
La maggior parte degli scienziati ha sempre ritenuto che il carbone, una volta penetrato nel sottosuolo, rimanesse qui intrappolato. Evidentemente, se così fosse, i terreni sarebbero neri. “La maggior parte del carbone in natura proviene da incendi boschivi e da combustione di biomassa in genere – la deforestazione selvaggia e indiscriminata e gli incendi che ogni anno distruggono milioni di alberi in tutto il mondo, sono tra i principali responsabili dei danni procurati all’ambiente e agli ecosistemi – . Dal punto di vista chimico, nessuno ha mai veramente pensato che potesse dissolversi…e invece accade esattamente questo. Il carbone non si accumula nel suolo. Piuttosto, viene trasportato in zone umide e verso i fiumi aprendosi un varco verso gli oceani”.
Sorprendentemente, circa il dieci per cento del carbonio organico che viene sciolto in acqua, proviene da carbone. Basandosi sui recenti studi scientifici e muovendo da dati conosciuti, gli scienziati hanno potuto avanzare una stima del flusso globale di carbone sciolto: circa 25 milioni di tonnellate viene trasportato dalla terra al mare ogni anno.
Fino ad oggi, i ricercatori hanno potuto fornire solo stime approssimative della quantità di carbone nel suolo, e la maggior parte di queste si è rivelata sbagliata. I nuovi risultati si dimostrano particolarmente importanti per effettuare calcoli più precisi e dettagliati del bilancio globale del carbonio, al fine di valutare gli effetti climatici e trovare modi per limitarli.
Gli autori sono inoltre giunti alla conclusione che è necessario prestare maggiore attenzione ai processi e alle tecniche di cattura e stoccaggio di anidride carbonica atmosferica a lungo termine, con l’obiettivo di renderle effettivamente ecocompatibili e di migliorarne l’implementazione. La tecnologia Biochar, ad esempio, basata su carbone derivato dalla vegetazione aggiunto ai terreni agricoli come mezzo per immagazzinare carbonio – avrebbe il potenziale per contribuire a contrastare gli effetti dannosi sul clima, aumentando contestualmente la fertilità del suolo. Vi sono ancora molti dubbi da chiarire e domande in attesa di una risposta, una cosa è però certa: i ricercatori sono decisi a continuare la ricerca. Dopo aver dimostrato dove va il carbone, ora vogliono capire e spiegare come questo accade e, soprattutto, quali sono le potenziali conseguenze a livello ambientale.
Fonte: http://www.mpg.de/7112434/charcoal_oceans
Caspita, che scoperta!?!
Peccato che l’articolista usi il termine “Carbone”, anzichè quello molecolare di “Carbonio” che è uno degli elementi fondamentali della vista e del mondo in cui viviamo.
Ma se la cosa fosse “negativa”, quale sarebbe stata la situazione sul pianeta alcuni secoli fa, quando veniva utilizzata come fonte termica appunto il mondo vegetale boschivo che ricopriva ampie aree del pianeta?
Peraltro (saggezza dei ns. antenati), le ceneri post combustione della legna, è sempre stata utilizzata come “fertilizzante” per ler più disparate colture agricole.
Anche recentemente ho presentato progetti a tutela dell’ambiente:il primo intitolato “laghetti golenali” accoppiato ad un altro progetto per la difesa dei boschi dagli incendi non è stato nemmeno esaminato dalle “competenti” autorità.
Un vero peccato perchè oltretutto avrebbe incrementato la produzione di energia verde, di frutti del sottobosco,il ritorno all’utilizzo del legno al posto del cemento promuovendo l’impiego di monodopera giovane in agricoltura. Sono comunque disponibile a discutere dei miei progetti con chiunque sia interessato alla loro realizzazione. Massimo Schiavi