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Gli animali come le volpi e i procioni sono altamente adattabili. Si spostano e mangiano di tutto, dagli insetti alle uova. Animali come qusti potrebbero essere fondamentali per sostenere la diversità biologica, secondo un nuovo studio pubblicato negli Atti della National Academy of Sciences (PNAS).
I ricercatori della McGill University hanno sviluppato un modo di comprendere la biodiversità unificato e basato sullo spazio che prende in considerazione la rete complessa creata da predatori prede per la ricerca del cibo. “La biodiversità esiste all’interno di un’area. I predatori e le prede sono continuamente in movimento a seconda di come cambia il loro habitat. – È un sistema dinamico complesso”, dice l’autore Pradeep Pillai, un dottorando alla McGill.
Le teorie precedenti sulla biodiversità si sono concentrate o sulla complessa rete di interazioni di alimentazione che collega tutte le specie in catene alimentari o si sono concentrati sul modo in cui le specie entrano in relazione nello spazio. “Una teoria unificata della diversità ecologica richiede la comprensione di come le specie interagiscono nello spazio e nel tempo, e questo è ciò che facciamo nel nostro lavoro”, spiega il professor Michel Loreau, del Canada Research Chair.
Ciò che hanno scoperto è che una “ramificazione” mantenuta dalle specie generaliste, come volpi o coyote, che sono in grado di muoversi e predare specie diverse in luoghi diversi, han un ruolo importante nella promozione della rete trofica complessa e quindi nel mantenimento della biodiversità. I ricercatori hanno concluso che queste specie generaliste hanno il vantaggio di essere in grado di trovare prede, non importa dove siano, spostandosi da un luogo all’altro, e questo sostiene la rete.
Questa teoria pone anche le basi per la comprensione che gli effetti delle attività umane – come la deforestazione – sono probabilmente attivi non semplicemente su una singola specie, ma su tutta la rete trofica. I ricercatori mostrano come le catene alimentari sono erose dall’estinzione delle specie e disturbate dalla distruzione dell’habitat. “La teoria è utile perché ci aiuta a capire come la biodiversità si mantiene, ma anche gli umani hanno un impatto quando smantellano le reti ecologiche attraverso la distruzione e la frammentazione dell’habitat”, conclude Andrew Gonzalez, del Canada Research Chair in Scienze della Biodiversità e direttore del Centre for Biodiversity Science in Quebec.